Attorno a Tintoretto. La Deposizione

Come tutti gli anni, il Museo Diocesano è quello che riesce a farmi emozionare quasi alla commozione con una mostra e no, stavolta gli espressionisti non hanno fatto esplodere il loro interno sulla tela, ma è tutta colpa del Tintoretto. Il tema scelto della mostra Attorno a Tintoretto. La deposizione è sempre quello della Passione di Cristo, caro al Museo soprattutto nei giorni festivi che così permettono di vivere l’arte sacra in un modo non didascalico – come in principio nasce in qualità di Bibbia dei poveri a illustrare l’Antico e il Nuovo Testamento ai fedeli analfabeti – ma dirompente l’intimo.

Il Tintoretto sceglie un momento preciso: quello della deposizione. Il corpo morto del Cristo è affatto esanime con ai piedi gli attributi del calvario. Attorno al cadavere appena sceso dalla croce – come tradito dal Vangelo di Matteo – compaiono sopra la sacra famiglia il solito Giuseppe d’Arimatea, con le due Marie (quella dall’acconciatura complessa è la stessa modella di cui Jacopo si servì per ritrarre Susanna spiata dai vecchioni),

Susanna e i vecchioni, 1557 ca.
Credit foto© Wikipedia
mentre la terza non resiste allo strazio per la morte del figlio e si accascia, anche lei
come corpo morto cade.

La deposizione di Tintoretto.
Tuttavia non è la solita Pietà con la madre che tiene il figlio in braccio memore di quando era bambino, ma inusualmente diverge dal figlio e la maternità non la rende bellissima, ma terribilmente bellissima. Ma a ben vedere non sfugge che la madre bambina ancora cerca il piede del figlio per solleticarlo con un gesto affettuoso e tenero spesso immortalato nelle Madonne con bambino per la sua spontaneità materna. C’è un’altra invenzione del pittore veneziano, definito da Giorgio Vasari
stravagante, capriccioso, presto e risoluto, et il più terribile cervello che abbia mai avuto la pittura”
pur riconoscendogli il meglio dei rinascimentali con
“il tratto di Michelangelo e il colore di Tiziano”:
è l’ombra che Tintoretto cala sul volto di Cristo. A celare il tragico momento della morte che, oltre che figlio di Dio, è Uomo.

Poi c’ è il colore tipico a mo’ dei veneti, ossia come rotto che intensifica fino alla commozione ancora di più il momento della fine.
Attorno alla deposizione del Tintoretto, realizzata per la chiesa di Santa Maria dell’Umiltà alle Zattere a Venezia e databile intorno al 1562 – negli anni della piena maturità del pittore – sono allestite altre opere di autori contemporanei: Luca Bertolo, Jacopo Benassi, Alberto Gianfreda e Maria Elisabetta Novello.
Luca Bertolo è autore di Veronica #1, che sembra cogliere proprio quell’ombra del Robusti, perché c’è sì la Veronica con ritagli di teli / tele cuciti a costruire un velo funebre per mondare il sangue e il sudore di Cristo nella sua passione sin sul calvario, ma sul telo non c’è alcuna impronta del corpo e del volto di Cristo presente per assenza, ancor più angosciante perché in netto contrasto con la cornice di colori memori di un Pollock, così come della cornice di spermatozoi della Madonna di Munch.

Anche Jacopo Benassi non mostra il corpo morto di Gesù scegliendo di coprirlo con una diagonale parallela a quella del capolavoro protagonista attorno al quale ruotano le opere contemporanee: nel suo 1943 l’autore copre una riproduzione del Deposizione di Caravaggio, collocato per decenni nella camera da letto dei genitori con altre due tele scorniciate – una imbiancata, l’altra annerita – emblemi del vuoto lasciato dalla madre scomparsa.

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Angosciante è l’unica opera firmata al femminile Morte vita, la morte nella vita | Vita morte, la vita nella morte, i versi tratti dalla poesia di Carlo Michelstaedter, Il canto delle crisalidi, messi per iscritto nella cenere bianca e grigia, materia volatile quanto il significato dei versi sul ciclo eterno di vita e morte, di una vita “vissuta come attesa della vita”, recita un altro verso del componimento.
L’ultima opera attorno a Tintoretto è Materia comune di Alberto Gianfreda: un’installazione di piatti in ceramica bianca frantumati e ricomposti imbrigliandoli in una catena di alluminio messa a mo’ di tovaglia di una tragica Ultima cena i cui commensali hanno lasciato vuoti sgabelli: e ancora il tema dell’assenza stringe il cuore.

Restano ancora per potersi godere la mostra, che chiude il giorno della Liberazione, spesso rappresentata con la Passione di Cristo. A Milano ci sono due mostre che lo fanno di cui vi parlerò per tempo: Arte della Resistenza alla Fondazione Corrente e Ora e Sempre. Quando l’arte è testimonianza alla Casa della Memoria.
Attorno a Tintoretto. La Deposizione
04-03-2025/ 25-05-2025
A cura di G. Frangi, G. Manieri Elia, N. Righi
Martedì – Domenica, ore 10-18 (da piazza S. Eustorgio, 3)
La biglietteria chiude alle ore 17.30
Intero: 9€ / Ridotto: 7€