Tumore e gravidanza. Al congresso della famiglia di Verona: “il cancro colpisce le donne che non fanno figli”
Tra le innumerevoli aberrazioni mentali e insensatezze dichiarate al congresso antiumanità di Verona, la relatrice Babette Francis, fondatrice dell’organizzazione Endeavour Forum, ha detto che “il cancro colpisce le donne che non fanno figli”. E la luminare dell’Idiozia ha continuato a vomitare, affermando “se non avete figli avete un rischio parecchio più alto di ammalarvi di cancro al seno”. Ma chi glielo spiega che invece una donna può rimanere incinta dopo una diagnosi di tumore? Nelle donne guarite da un tumore la possibilità che la malattia si ripresenti è legata all’aggressività e allo stato in cui è stata diagnosticata. Solitamente comunque nel 70% dei casi il cancro dopo tre anni risulta inoffensivo. Proprio per questo i medici consigliano di attendere questo periodo prima di affrontare una gravidanza. Purtroppo il tumore colpisce soprattutto donne in età fertile, tra i 30 e 40 anni. Quando la malattia appare in questa fascia d’età è importante che le pazienti si sottopongano al trattamento oncologico per sconfiggere il cancro, ma al tempo stesso pensino a preservare la loro fertilità. Prima di tutto è fondamentale essere informate riguardo agli effetti collaterali dei trattamenti.
Persino le donne che contraggono il tumore al collo dell’utero, cara Babette, dopo la chirurgia, possono rimanere incinte dopo la malattia. Se viene diagnosticato allo stadio iniziale, la chirurgia permette di rimuovere il tumore conservando l’utero. Purtroppo invece se il tumore è a uno stadio avanzato l’utero dovrà essere asportato. Ma anche questo caso non comporta inesorabilmente che la donna non potrà avere una gravidanza, ma non che non potrà più fare lei i figli. Si possono, infatti, conservare gli ovociti che potrebbero essere fecondati e cresciuti nell’utero di altre donne, ovviamente non in Italia, dove la maternità surrogata non è legale.
Nel caso di tumori cerebrali invece l’irradiazione dell’encefalo potrebbe causare delle anomalie nell’ipotalamo e nell’ipofisi, che producono gli ormoni che favoriscono la maturazione degli ovuli e degli spermatozoi dell’uomo. Infine, nel caso della chemioterapia, si potrebbe verificare un blocco della produzione di estrogeni con conseguente menopausa temporanea.
Per tutti questi motivi nelle donne che si apprestano ad affrontare la cura di un tumore è fondamentale preservare il patrimonio ovocitario attraverso una serie di tecniche: dalla crioconservazione degli ovociti, alla stimolazione ovarica, sino al prelievo dell’ovaio con la laparoscopia.
Anche il tumore al seno non stabilisce alcuna relazione con l’impossibilità di avere figli. Matteo Lambertini, oncologo presso l’Ospedale San Martino Genova e professore aggiunto all’Università di Genova, selezionato a giugno 2018 per la seconda volta tra i migliori giovani ricercatori oncologici del mondo a Chicago, spiega alla miserabile Babette: “Sulla correlazione tra fattori riproduttivi, come ad esempio avere figli o allattare, e tumore, esistono effettivamente dei dati, soprattutto per quanto riguarda il tumore della mammella. Ma non esiste alcun rapporto causa-effetto”.
Inoltre, precisa – ma chiunque conosca il codice europeo anticancro già lo sapeva: “Quello che sappiamo sui fattori riproduttivi è che effettivamente avere avuto una gravidanza, a lungo termine, diventa un fattore protettivo verso il rischio di sviluppare il tumore della mammella, quindi le donne che hanno avuto una gravidanza hanno un rischio minore di svilupparlo, rispetto a donne che non hanno mai avuto figli. Lo stesso è vero per l’allattamento: una donna che allatta al seno corre un rischio inferiore di sviluppare il tumore alla mammella. Ma stiamo parlando di un rischio, non è vero che una donna che non ha figli sviluppa un tumore della mammella. Assolutamente no”. E vietateli per legge certi congressi veramente malati, non la maternità surrogata, indispensabile per alcune famiglie.