Michel Piccoli è morto

È scomparso il 12 maggio 2020 Michel Piccoli e io lo ricordo con colpevole ritardo soltanto oggi perché, innanzitutto la sua morte è stata per una settimana tenuta nascosta, poi perché avevo già programmato altri pezzi. Ma stamattina mi sono rivista uno dei grandi film di cui è protagonista assoluto insieme con un oggetto: Dillinger è morto. Michel Piccoli è uno di quei grandi attori che non ha mai sbagliato un colpo e ha sempre scelto di lavorare in grandissimi film di autori giganteschi, girando esclusivamente film grandiosi: ha lavorato con registi come Luis Buñuel, Claude Sautet, Jean-Luc Godard, Marco Ferreri, Elio Petri  e Nanni Moretti.Non poteva, quindi, che eccellere in ogni sua performance. Io l’ho amato alla follia in tutte le sue interpretazioni. Su tutte Dillinger è morto, ma anche in Todo modo spicca come Lui in un cast pazzesco: c’è persino Ciccio Ingrassia che, nei panni dell’onorevole Voltrano si rivela un magnifico attore, forse il cinema italiano non gli è stato capace di riconoscergli il ruolo che meritava se non Comencini in Pinocchio, Elio Petri, appunto, e Ciprì e Maresco che gli avevano proposto il ruolo da protagonista in Totò che visse due volte, ma che rifiutò. Ma questo coccodrillo non è dedicato a a Ciccio Ingrassia, se non per poche righe, ma a Michel Piccoli. La Rai lo ha ricordato con Habemus Papam, che gli fece vincere il David di Donatello come miglior attore protagonista. Ma Michel Piccoli è Dillinger è morto, visibile tra le perle dell’archivio di Raiplay. Avendo per protagonisti soltanto Piccoli e un oggetto il film è praticamente muto, se non fosse per la ricca colonna sonora. Piccoli interpreta Glauco, un designer industriale appena rientrato a casa dal lavoro. Non c’è alcun dialogo, perché anche la moglie e la cameriera, con le quali abita, sono cose. La prima, assillata dal mal di testa, gira il film nel lettone. La cameriera è una donna-oggetto, che si dà al suo padrone senza batter ciglio. Ma il vero oggetto protagonista assoluto è una pistola che Glauco-Piccoli trova incartata in un foglio di giornale che riporta la notizia della scomparsa di Dillinger. Galuco trova la pistola, mentre gironzola per casa e non lascia più dal momento del suo ritrovamento: la risistema, Lubrifica, cucinano insieme. Marco Ferreri costruisce un grottesco parallelismo tra la preparazione della cena e dell’arma, che sottolinea come entrambe siano fondamentali per vivere bene, con una straordinaria anticipazione de La grande abbuffata, che si pregia dello stesso regista e sttore. Danzano insieme con le mani ballerine in un super8. La pulisce, comincia a flirtare con lei. Il film è una  riflessione, alla Marco Ferreri, sulle trappole del consumismo, l’alienazione e il desiderio di liberarsi dalla maschera che, “ognuno di noi deve portare una maschera di introiezione di questi bisogni ossessivi e allucinatori non dà come risultato l’adattamento alla realtà – legge l’amico scrittore a Glauco proprio allinizio del film, girato in fabbrica – ma la mimesi: l’annullamento dell’individualità. L’individuo trasferisce il mondo esterno all’interno”.
Poi dipinge la pistola di rosso e la macchia a pois bianchi, la stende ad asciugare, e così, tutta agghindata, decide di usarla.

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