La dieta vegana controlla l’indice glicemico
Un’alimentazione vegana sembra comporterebbe un miglioramento della sensibilità all’insulina, una diminuzione del colesterolo e una perdita di peso, con ripercussioni anche sugli indici di rischio delle principali malattie associate a questa condizione, come cancro e malattie cardiovascolari.
Lo suggerisce uno studio pubblicato a marzo su Clinical Diabetes condotto dai ricercatori e medici aderenti al Physicians Committee for Responsible Medicine (PCRM) di Washington e di alcune università statunitensi.
Questo studio ha confrontato gli effetti di una dieta vegana a basso contenuto di grassi con quelli di una dieta controllata in persone con diabete di tipo 1. In 12 settimane, la dose giornaliera totale media di insulina è diminuita significativamente e la sensibilità all’insulina è aumentata significativamente nel gruppo vegano, mentre non sono stati osservati cambiamenti significativi nel gruppo che riceve la dieta controllata, ossia con porzioni controllate, studiate in modo da assicurare una buona stabilità nei livelli di zuccheri.
Il colesterolo totale e LDL sono diminuiti nel gruppo vegano, così come il rapporto tra azoto ureico nel sangue e creatinina. A1C (sorta di fotografia dei livelli glicemici nel corso di diversi mesi) è diminuito in entrambi i gruppi.
Questi risultati suggeriscono che una dieta vegana a basso contenuto di grassi può produrre miglioramenti nella sensibilità all’insulina, nel fabbisogno di insulina, nel controllo glicemico e nei marcatori della salute cardiovascolare e renale rispetto a una dieta controllata da porzioni nelle persone con diabete di tipo 1,forma autoimmune di diabete. Si deduce, inoltre, che, prima dei farmaci – ossessione delle lobby farmaceutica –, o in supporto a essi, ai diabetici potrebbe essere consigliata una dieta che non preveda proteine animali e che abbia pochi grassi.
La composizione del menu, lasciata libera, doveva prevedere il 75% di calorie dai carboidrati, il 15% dalle proteine e il 10% dai grassi, e includeva legumi, cereali, verdure a foglia, frutta, con l’invito a dare spazio agli alimenti a basso indice glicemico, e a escludere tutti i derivati animali, compresi quelli che possono nascondersi tra gli additivi.
Un numero uguale di diabetici aveva invece seguito la dieta di controllo, composta per il 60-70% da carboidrati e acidi grassi monoinsaturi, dal 15-20% di proteine, da meno del 7% di acidi grassi saturi e da 200 milligrammi al giorno di colesterolo.
Tutti i partecipanti, inoltre, potevano bere solo una porzione al giorno di alcolici se donne, due se uomini, e assumevano integratori di vitamina B12.
Alla fine dei tre mesi, in coloro che avevano seguito la dieta vegana è stata riscontrata una diminuzione della necessità di insulina del 28%, e un aumento di sensibilità alla stessa del 127% rispetto a chi aveva seguito la dieta di controllo.
Quindi, la dieta vegana, che consente una maggiore assunzione di fibre e zuccheri, e minore di grassi e proteine, due fattori che, come dimostrato anche in altri studi, migliorano appunto la sensibilità all’insulina. Oltre a ciò, i vegani avevano perso in media quasi 6 kg di peso, mentre gli appartenenti al gruppo di controllo erano rimasti stabili.
Nei vegani è risultato anche una diminuzione del colesterolo cattivo nel sangue.
La dieta vegana ha avuto conseguenze su cuore e vasi: la diminuzione della necessità di insulina è risultata associata a una riduzione del rischio cardiovascolare del 9%, il calo dei valori di emoglobina glicata (uno dei parametri principali del diabete) a un decremento del 12% di attacchi cardiaci e dell’8-12% di patologie cardiovascolari.