In the mood for love
In the mood for love, scritto, diretto e prodotto da Wong Kar-wai è uno dei migliori film che ho rivisto ultimamente. Il titolo, che significa Nel fango per amore, è affatto fuorviante perché l’eleganza di questo film è inarrivabile, persino nella colonna sonora che vanta un tema di valzer di Shigeru Umebayashi (tratto dal film giapponese Yumeji) e due canzoni di canzoni di Nat King Cole. Non c’è un frammento che stona il buon gusto di una storia d’amore purissima soprattutto in tempi di Grande fratello e Tentescion island [non è un errore, io conosco certi programmi soltanto dai programmi che ne fanno satira], dove è gara a tradire e trivializzare i sentimenti. E, infatti, gli unici personaggi triviali del film hanno la pelle – l’ultimo dei nostri confini con il mondo e l’altro – devastata da porri purulenti che spurgano la cattiveria e la bassezza morale di Ah Ping e della signora Suen, proprietaria della casa dove si trasferiscono simultaneamente Chow Mo-wan, caporedattore di un giornale, e Su Cheung, bellissima segretaria di una compagnia di navigazione. Non è l’unica coincidenza a insospettire i nuovi vicini su una relazione tra i due rispettivi coniugi, anche i regali insinuano il dubbio del tradimento e dell’abbandono nella solitudine più spietata. Ma presto colmata dalla frequentazione dei due traditi che questa sì desta le malelingue, mentre Chow e Su non commettono mai tradimento, anzi fanno di tutto per stare lontano l’una dall’altro, fino a che Chow si trasferisce a Singapore per lavoro. Su va a trovarlo, ma non si incontrano. Chow, a cena con un amico, racconta che nei tempi antichi una persona che aveva un segreto che non poteva essere confessato andava in cima a una montagna, faceva un buco nel tronco di un albero, sussurrava il segreto in quel vuoto e poi lo sigillava con del fango. Tre anni dopo, Su fa visita alla sua ex padrona di casa, la signora Suen, in procinto di emigrare negli Usa e Su chiede se l’appartamento è disponibile per l’affitto. Qualche tempo dopo, Chow torna a visitare i suoi vecchi proprietari, ma scopre che sono emigrati nelle Filippine. Chiede della famiglia Suen della porta accanto e il nuovo proprietario gli dice che una donna e suo figlio ora vivono lì. Se ne va senza rendersi conto che la signora che vive lì è Su.
Soltanto alla fine del film questo amore mai consumato, eppure pieno di passione, viene esibito: in Cambogia, Chow visita un monastero in rovina e sussurra per qualche tempo in una cavità in un muro e poi la sigilla con della terra. L’unico fango che vediamo a sigillo di un amore mai consumato né confessato, ma vissuto in momenti insieme a fare le prove di come avrebbero risposto alla confessione dei tradimenti, passeggiate sotto la pioggia e a mangiare insieme.
Altro che in the mood for love, on the moon for love!