Bassifondi, l’alta opera prima di Trash Secco

Bassifondi è il film di maggior elevazione etica che ho visto quest’anno. Racconta la storia di due ultimi che non saranno mai primi – non è una buona novella – Bassifondi è la cruda realtà di chi vive per strada nella totale indifferenza e spesso disprezzo degli altri.
È la storia d’amore di Romeo e Callisto. Il primo è un poeta uscito dalla penna di Shakespeare, meglio, di Pasolini, è alto, bello, romantico, malinconico e nonostante la situazione pieno di dignità che cerca di mantenere con le poche forze che la fame gli consuma. Tutt0 all’opposto, Callisto, nonostante l’etimo greco – è bruttissimo ma soltanto esteriormente: nell’intimo è sì bellissimo.
Storia d’amore perché i due senzatetto vivono insieme, condividono i momenti più intimi, sopravvivono insieme con gli «spiccetti» che riescono a mendicare tutto il giorno, dormono insieme e si prendono cura l’uno dell’altro fino alla fine.
In realtà Romeo un amore più consueto l’ha avuto con una donna e i suoi due figli che ancora lo cercano soltanto in una bugia piena di tenerezza del rude Callisto che farebbe qualsiasi cosa per rendere felice e più lieve il fine vita del suo compagno di disagio, malgrado provi un sottile piacere a maltrattarlo e a deridere la sua eccessiva sensibilità, che di giorno, quando è in forma, cerca di umiliare con parole crudeli e derisorie, contro le quali il gentile Romeo mai reagisce.
Se penso agli amici e alle persone che ho amato, mi sembra che avessero tutti in comune qualcosa che non potrei esprimere che con queste parole: ciò che era in essi indistruttibile era la loro fragilità, la loro infinita capacità di esseri distrutti. Ma forse questa è la definizione più giusta dell’umano, di quell’instabilissimum animal che, secondo Dante, è l’uomo. L’uomo non ha altra sostanza che questa: il poter infinitamente sopravvivere al mutamento e alla distruzione.
Giorgio Agamben
Bassifondi è un film sporco, viscerale e sincero nel tono, nel contenuto e nello stile.Bassifondi è sempre girato dal basso all’altezza del topo di fogna che, come Virgilio, ci fa da guida sin dal primo fotogramma nell’Inferno infimo dei due protagonisti.
Romeo e Callisto cercano di sopravvivere nei bassifondi di Roma stanno sempre sotto le sponde del Lungotevere Mellini di notte, di giorno ad accattonare per le strade capitoline.
È la straordinaria opera prima di finzione di Trash Secco, alias Francesco Pividori, che ha diretto Bassifondi aspettava da tempo di essere raccontato così com’è nato dalla penna dei fratelli poeti Damiano e Fabio D’Innocenzo, insieme a Francesco Pividori e Greta Scicchitano, guardando i personaggi negli occhi e mai dall’alto, semmai solo dal basso, con la prospettiva del topo, quello da cui tutti scappano, che nessuno vuole vedere o sapere dove andrà. E di animali nel film ne compaiono parecchi: cani, asini e proprio i topi, che Callisto accarezza e chiama “amore mio”, come fossero piccole creature incomprese, proprio come i due protagonisti per cui provare anche empatia e tenerezza. Come quella che prova il bruttissimo-bellissimo Callisto per l’amico Romeo quando si ammala di una malattia neurologica che presto gli spegne tutti i sensi, fino a finirlo. Callisto cerca invano di salvarlo, circondato dalla cecità di tutti quelli dei piani alti.
Bassifondi è un film urtante perché viscerale e sincero nel tono, nel contenuto, come nello stile: Bassifondi è sempre girato dal basso all’altezza del topo di fogna che, come Virgilio, ci fa da guida sin dal primo fotogramma nell’Inferno infimo dei due protagonisti.
Romeo e Callisto cercano di sopravvivere nei bassifondi di Roma stanno sempre sotto le sponde del Lungotevere Mellini di notte, da cui sorgono soltanto di giorno ad accattonare per le strade capitoline.
È la straordinaria opera prima di finzione di Trash Secco, alias Francesco Pividori, che ha diretto Bassifondi aspettava da tempo di essere raccontato così com’è nato dalla penna dei fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo, insieme a Francesco Pividori e Greta Scicchitano, guardando i personaggi negli occhi e mai dall’alto, semmai solo dal basso, con la prospettiva del topo, quello da cui tutti scappano, che nessuno vuole vedere o sapere dove andrà. E di animali nel film ne compaiono parecchi: cani, asini e proprio i topi, che Callisto accarezza e chiama “amore mio”, come fossero piccole creature incomprese, proprio come i due protagonisti per cui provare anche empatia e tenerezza. Come quella che prova il bruttissimo-bellissimo Callisto per l’amico Romeo quando si ammala di una malattia neurologica che presto gli spegne tutti i sensi, fino a finirlo. Callisto cerca invano di salvarlo, circondato dalla cecità di tutti quelli dei piani alti.
“Vuoi che ti dica cosa penso, Parla, Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono.”
José Saramago, Cecità