Vivere la libertà e la pena: un week end tra carcere e Divina Commedia
Avete presente quei fine settimana che riempite di attività così diverse tra loro da sembrare totalmente slegate? Ecco, il mio è stato proprio così, ma solo in superficie, il filo dell’emozione per il senso della libertà perduta e ricercata nell’arte le ha strette insieme. Ho messo insieme un venerdì sera trascorso tra le mura del carcere di Opera per assistere a una pièce teatrale intensa, e un sabato pomeriggio immersa nei versi del I Canto del Purgatorio dantesco.
Venerdì sera sono andata di nuovo a vedere una pièce teatrale all’interno del carcere di Opera: Selvatico Ancestrale che restituisce dignità e voce a chi ne è privo. Stavolta non mi riferisco soltanto ai detenuti che cercano riscatto nell’arte per risollevarsi dal suolo, ma ai protagonisti dello spettacolo: elementi della natura che cercano di rompere l’asfalto che vuole soffocarli a dispetto del loro desiderio di crescere lussureggianti e danzanti rampicanti nel colore di un mondo bellissimo a differenza di quello grigio e cupo che incupisce gli occhi di chi guarda i tre asfaltisti che cercano in ogni modo di non lasciare mai il palco e di contrastare i lirici soliloqui dei detenuti attori.

Uomini fummo, e or siam fatti sterpi
ben dovrebb’ esser la tua man più pia,se state fossimo anime di serpi
(Inf, canto XIII, vv.37- 39)
Selvatico Ancestrale racconta dei Popoli della foresta che resistono all’urbanizzazione della Terra. E i detenuti attori usano tutte le arti per esprimere la loro resistenza al male che li ha costretti all’isolamento dalla società: il teatro, la danza, il lirismo, i costumi disegnati da Salvatore Vignola, e realizzati dalle persone detenute costumiste sotto la guida di Tommaso Massone. Le immagini fotografiche di Pellegrini dialogano con la materia serica donata da Ratti, storica eccellenza tessile di Como. L’isolamento è violato attraverso questa commistione tra liberi cittadini e detenuti, così come accade nel pubblico quello galeotto seduto accanto a quello pagante e alle guardie penitenziarie.
Lo spettacolo diretto da Ivana Trettel si inserisce nel percorso di Opera Liquida APS, associazione che dal 2008 promuove inclusione sociale, legalità e cultura dentro e fuori dal carcere.
Il giorno dopo sono andata ad ascoltare la lettura del I Canto del Purgatorio dantesco. Il Purgatorio è la galera ultraterrena dove le anime che hanno peccato sono chiamate a mondare le proprie colpe per ascendere. Il relatore Vincenzo Amato – com’è consuetudine della critica – ha fatto notare la scelta sovversiva le regole cristiane di Catone l’Uticense come guardiano dell’anima persa del Divin Poeta e delle anime purganti. La critica si è interrogata a lungo sui motivi di questa scelta perché Catone non soltanto era pagano, ma era pure suicida e sarebbe dovuto stare al Limbo o all’Inferno con Pier della Vigna.
Dante lo salva (nell’ottica del poema) in virtù della sua immensa statura morale, attribuendogli una sorta di fede implicita in Cristo venturo. E perché emblema della Libertà: Catone incarna la libertà (libertas), tema centrale del Purgatorio. La libertà politica: Catone si suicidò ad Utica pur di non sottomettersi alla tirannia di Cesare, sacrificando la vita in difesa degli ideali repubblicani. Questo gesto viene trasfigurato da Dante in chiave cristiana. E libertà dal peccato: Catone diventa l’emblema della libertà morale che le anime cercano sulla montagna del Purgatorio, ovvero la liberazione dalla schiavitù del peccato per salire a Dio. La sua morte per la libertà politica simboleggia la morte necessaria alla vita terrena per conseguire la vera libertà spirituale.

Jean-Baptiste Roman e François Rude, Marco Porcio Catone. Credit foto© Wikipedia
E credo che il carcere debba essere un luogo di rieducazione e avere, dunque, le caratteristiche delle istituzioni educative, attente a tirar fuori dallo studente ogni elemento che gli permetta di diventare più utile alla società. Il carcere come camicia di forza, come immobilità per non far del male è pura follia, è antieducativo. Non appena viene tolto il gesso, c’è subito una voglia di correre e di correre contro la legge. Senza considerare l’assurdo di un luogo dove si accumula la criminalità, che ha un potere endemico maggiore di un virus influenzale..
(Vittorino Andreoli)






