Effetti del lockdown e della DaD sugli adolescenti
La più insostenibile norma di questo lockdown è la DaD, didattica a distanza.
Sono seriamente preoccupata per i miei nipoti. Il più grande è già alle prese con la DaD in prima elementare e mi sembra assurdo che un bambino di 6 anni debba soltanto subire gli oneri della scuola – non avendo ancora l’esperienza e le conoscenze per capire che non di oneri si tratta – e invece perda tutta l”esperienza sociale, ludica e di crescita della persona che la scuola offre a un bambino. Una perdita che non si può attardare. Così come i ragazzi delle superiori non dovrebbero perdere gli anni migliori, formativi e consolidanti della loro vita.
Anche maestre e insegnanti non hanno i minimi mezzi per insegnare a distanza, perché non è affatto la stessa esperienza dell’insegnamento in presenza.
Temo ci si debba collegare pur di dimostrare che a bambini e ragazzi non viene tolto un diritto costituzionale.
La normativa italiana,infatti, sancisce l’obbligo di istruzione per almeno 10 anni a partire dai 6 anni fino ai 16 ( Circolare Ministeriale 30/12/2010, n. 101, che, all’art. 1). Diverso è l’obbligo formativo che prevede il diritto/dovere dei ragazzi, che hanno assolto l’obbligo scolastico, di frequentare fino ai 18 anni attività formative, sotto forma di istruzione scolastica, apprendistato o formazione professionale. Lasciamo perdere poi, che si dice DaD, ma come sempre è la Mum che deve gestire la didattica a distanza e contemporaneamente lo smart working.
Ma soprattutto la DaD può costituire anche un problema di salute per alcuni adolescenti.
Infatti, l’isolamento determinato dal Covid-19 sugli adolescenti potrebbe avere effetti pesantemente nocivi. Tra questi, le troppe ore sui social network, il sonno sregolato e la depressione.
Solitudine e abuso di internet negli adolescenti purtroppo sono temi di quotidiana attualità in questi tempi di pandemia. Lo dimostra uno studio finlandese condotto su 1.750 ragazzi e ragazze di età tra 16 e 18 anni. Il team di ricercatori aveva come obbiettivo valutare le conseguenze del lungo isolamento sociale sulle loro abitudini. I risultati, pubblicati sulla rivista Child Development, confermano quanto già emerso da altri lavori. In questa condizione, forzata e senza precedenti, la rete è croce e delizia. Un’arma a doppio taglio. Positiva per imparare, distrarsi, giocare. Di valore opposto quando l’uso diviene compulsivo.
Nel secondo caso i danni possono essere gravi, come la depressione. I sedicenni maschi sono gli adolescenti più a rischio. Spiega Katariina Salmela-Aro, docente di psicologia dell’educazione all’Università di Helsinki: “Le chiusure imposte dal coronavirus hanno fatto aumentare il senso di solitudine tra gli adolescenti. Molti ragazzi continuano a rivolgersi a internet per cercare un senso di appartenenza. Ma se arrivano a ricorrervi compulsivamente il loro disagio cresce sfociando, a volte, appunto nella depressione”. Il rischio maggiore – stando a quanto emerso dallo studio scandinavo – si situa a 16 anni di età e coinvolge soprattutto i maschi. Per evitare il problema è necessario che i genitori non si facciano sentire distanti, si mostrino interessati alla sua vita e a suoi sentimenti, lo coinvolgano. Troppe ore passate davanti a un schermo potrebbero, inoltre, guastare il normale ritmo del sonno, che è molto prezioso per la salute. Il consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è quello di, anche se costretti alla clausura per la pandemia, programmarsi la giornata, mantenere un sonno regolare, mantenere l’attività fisica che scarica la tensione, chiedere aiuto se ci si sente a disagio. Soprattutto durante questo secondo lockdown, nemmeno raddolcito dai canti sui balconi o dal mondo della cultura che si esibiva ampiamente sulle piattaforme streaming.
Una risposta
[…] food”, cibi caratterizzati da un’alta percentuale di carboidrati raffinati e grassi. L’utilizzo massiccio di computer, tablet o smartphone avviene a chi svolge attività lavorative in smart working o agli studenti che seguono la DaD ha […]