“All is lost”, ma “Smetto quando voglio”
Tanti i film già visti insieme quest’anno, non potendo consigliarvene o meno la visione perché già fuori programmazione, la strana coppia ha deciso di raccontarvi i due che più le sono piaciuti.
Lei
Innanzitutto scelgo il film che avremmo visto subito dopo lo scatto che fa da copertina a questo primo pezzo della sezione e che vede un per me indicativo cinema di deserto rosso. Si tratta di All is lost, diretto da J.C. Chandor e interpretato da Robert Redford. Non impazzisco né per le grandi produzioni, né per i big hollywoodiani e sono proprio questi due dei motivi per cui metto sul primo gradino del podio questo film. Robert Redford, ormai 77enne è un Giasone che il vello d’oro – con meches bianche – non lo ruba, ma indossa, rimasto senza parole, se non un’iterata imprecazione (che in Italia hanno dovuto tradurci, manco fossimo scemi) scappata a fronte di una condizione decisamente complicata. Abbandonato pure dagli Argonauti, suoi coprotagonisti sono soltanto esseri muti: l’immensità di una Natura bellissima che svela il suo volto terribile, il Silenzio e una Sfiga mai vista!
Consiglio anche Smetto quando voglio, perché ormai quando ci si riferisce alla commedia italiana, sono dimenticati i grandi indimenticabili del passato, come Mario Monicelli, Vittorio Gassman o Luciano Salce, per identificare il genere con robaccia che deve per forza uscire nelle sale durante il periodo natalizio, a guastare le feste. Una tendenza che smette Smetto quando voglio di Sydney Sibilia e un cast per la maggior parte rubato alla serie tv Boris. E se La grande bellezza di Paolo Sorrentino mostra la decadenza di Roma, con una Dolce vita “ricicciata”, ma non riattualizzata – risultando dunque oramai anacronistica e sempre più lontana dal popolo – il giovane regista salernitano riesce nell’impresa, senza scomodare il bravo Fellini e mettendo in scena sette geni incompresi che, stanchi di sbarcare il lunario con lavori precari e sottopagati, mettono la loro intelligenza a servizio della “sintesi” e della legalità ai limiti dell’illegalità.
Lui
Il mio primo suggerimento va a Dallas Buyers Club perché rappresenta quello che il cinema americano è in grado di fare quando sottraendo gli effetti speciali spaziali torna alle vicende umane e riscopre il piacere di saper narrare una storia. In questo modo Matthew McConaughey, sottratto del fisico scultoreo, si scopre attore di razza e conquista la statuetta come miglior protagonista. Jared Leto si conferma supremo in ogni sua manifestazione terrena e completa la coppia da oscar interpretando una transgender sieropositiva capace di allargare gli orizzonti dell’ottusa mente texana del protagonista.
Tornando oltreoceano in territorio francese, là dove gli aspiranti intellettuali amano rifugiarsi dai rumori hollywoodiani e dagli orrori nostrani, il regista Abdellatif Kechiche ci fa entrare senza troppo garbo nel La vita di Adele. Pornografia non c’è nel mostrare autenticamente le sperimentazioni sessuali della giovane protagonista in scene che, più del peccato, portano la colpa della durata, superiore a quella consentita dalla consuetudine. Adèle è anche il nome dell’attrice (Adèle Exarchopoulos) che interpreta il racconto doloroso e bellissimo di una stagione di amori e crescita, per accettarsi e accettare la vita. Per chi fosse comunque intimorito dalle escursioni porno, resta il puro genio di Smetto quando voglio.
3 Risposte
[…] keyword che indicizza sempre molto bene. Qui su Alimentarmente abbiamo già sperimentato grazie a La vita di Adele, che per inciso sull’eroticità batte Nymphomaniac a tavolino, l’arrivo di visitatori […]
[…] da riso amaro, come – per stare tra i più recenti visti – Zoran, il mio nipote scemo o Smetto quando voglio, ma Lui, Lui – e ripunto contro il dito – in piena settimana di follow-up mi ha portato […]
[…] effettivamente girato e finisce nelle mani sbagliate. Edoardo Leo, che già ci ha fatto ridere con Smetto quando voglio e riflettere su quanto sia imbarazzante il mondo attuale rimane intrappolato nella rete di un mondo […]