Sbatti il mostro in prima pagina
Nel 1972 era un film diretto da Marco Bellocchio con protagonista Gian Maria Volontè, oggi la modalità più diffusa di telegiornali, giornali, trasmissioni e media di approfondimento. Sembra che esista soltanto la cronaca. In particolare, c’è stato un giorno dopo l’uscita dall’ospedale che, per la febbre, ho fatto il grave errore di accendere la tv e su ogni canale tutti i casi in auge negli ultimi hanno carrellato sullo schermo. Tutti: c’era il caso Cogne, quello di Garlasco, che tira fuori dal cappello uno scambio di pedali delle biciclette, quello di Yara Gambirasio con tanto di assassino ritrovato a 4 anni di distanza. Tutti. Non può mancare il delitto di Avetrana. Spengo nervosa. Ma non riesco a leggere, a stare davanti al computer per colpa della febbre alta. Musica a palla ammessa. Diceva Oscar Wilde “La cronaca è letteratura sotto pressione”. Io credo la cronaca sia romanzo Harmony per velare la reale realtà. E i cronisti facciano il lavoro più deprimente giornalisticamente parlando. Lì a sperare nella morte dell’anno per seguirla e processarne i protagonisti anzi tempo, desiderando un colpo di scena che gli consenta di lavorare e portare a casa la pagnotta almeno per qualche anno a venire. Ma arriva lui: Enrico Mentana a ergersi a eroe dell’informazione: con doppi titoli di lunghezza spropositata utile a coprire il buco di cronaca. Insopportabile. Quando ero più piccola ascoltavo anche tre tg al giorno, leggevo quasi tutti i giornali, anche per lavoro (facevo rassegna stampa). Poi basta ho sentito la necessità di disintossicarmi: spegnere la tv, non aprire i giornali o, per lo meno non troppi. Scriveva Pier Paolo Pasolini sul «Corriere della Sera», sotto il titolo “Sfida ai dirigenti della televisione”:
“Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione), non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, bruttata per sempre”.
E i cronisti sportivi? In questi giorni ne ho ascoltati in quantità. Sorvoliamo quelli della rai sui mondiali. Per prendere sonno, confesso di aver visto una partita, così interessante, da non ricordare nemmeno quale fosse e quali commenti geniali abbiano sparato, ma ero imbarazzata per loro… i primi 90 minuti hanno trasmesso soltanto pubblicità, poi perle di idiozia correvano più dei giocatori in campo. Quello che mi sconvolge del mondo del calcio è il razzismo. Poi se uno ti lancia una banana in campo tutti a mangiar banane, ma se i commentatori si accaniscono a difendere la propria nazione e sputtanare le altre, allora ammoniamoli. Sportivamente. Passiamo alla moto 2-moto3 e moto gp, qui la caratteristica dei commentatori è a livello giardino di infanzia: gente sopra gli anta che appena fa un pronostico sappiamo che la sta mandando al povero motociclista di turno preso in esame. Sul Tour de France ammetto che ho ceduto. Svegliata soltanto per un nanosecondo da 90°minuto per la luce abbagliante che ha acceso un faro nella notte. Febbre passa: non ne posso più.