La Madonna della misericordia di Piero della Francesca in sala Alessi

È in sala Alessi fino all’8 gennaio 2017, poi si può vedere nel polittico completo al museo civico di san Sepolcro. L’opera completa è monumentale nella misura di 273×330 cm. Purtroppo a Milano è esposta soltanto la Madonna, mentre il polittico nella sua interezza si può vedere in una ricostruzione. Purtroppo perché l’opera completa permette una riflessione importante e poco esercitata sul Rinascimento italiano e su Piero della Francesca.

La Madonna della misericordia è bellissima, perfettamente inserita in una griglia prospettica, che dimostra l’accoglienza da parte del pittore del Rinascimento  e splende sulla foglia d’oro, preziosità che ancora si trascina dal tardogotico. Ma fu Piero tra i primi nella nostra penisola a discostarsi dalla tempera per praticare la pittura a olio, eppure ancora stesa come in questo caso, su tavola lignea. Essendo una novità assoluta, nella veste della prima fedele vista da tergo si può notare la caduta del pigmento, che dimostra che ancora era necessario studiare i leganti. E così la posa incedente della Madonna pare richiamare quella classica del dorifero in cerca di stabilità, ma quanto è innovativa quell’arcata delle braccia ad accogliere i fedeli e a costruire una nicchia dentro cui siedono in semicerchio? Viene in mente il senso d’accoglienza del colonnato di San Pietro. Qui gli uomini stanno da un lato, le donne nelle varie età muliebri dall’altra. La nubile con i capelli sciolti, che la sposina raccoglie, come da tradizione, sorella gemella della Madonna dell’uovo, conservata nella vicina Brera (perché non vedere anche quella, visto che offrono anche uno sconto per visitare la Pinacoteca). Fino alla vedova in lutto. Che Piero sia un neofita del Rinascimento lo dimostrano anche San Sebastiano trafitto da frecce, e il Battista sovradimensionati rispetto alle nicchie che abitano. Perfettamente scorciati e quindi più tardivi invece sono l’Evangelista in compagnia di San Bernardino da Siena.
La Madonna dell’uovo ci permette di arrivare a un punto fondamentale della pittura del pittore e matematico aretino: la ricerca della forma pura, che lo rende un po’ il Paul Cézanne del Quattrocento. Non dei contenuti del gigantesco polittico, che la bibbia dei popoli già perfettamente narra, parlerò, bensì della forma. Piero della Francesca la riconduceva a forme geometriche. E lo dichiara proprio nella madonna di Brera, che ripercorre le linee dell’uovo che la sovrasta, quasi si sovrappone,  appeso come un pendolo. E che arrotonda anche il volto della madonna della Misericordia. Il pittore francese giustappone allo stesso modo, ma oltre 400 anni dopo, una donna e la caffettiera che gli ha dato le sembianze.
L’esposizione della sola madonna fa perdere un’altra caratteristica che rende immenso Piero della Francesca perché rileva una caratteristica importante ma sempre negletta del Rinascimento italiano, non fatto di sola pacata bellezza, ma anche di espressionismo ante litteram. È chiaro che il pittore guardasse ai ferraresi. Il Cristo della Crocifissione con la testa incassata per lo svilimento così come Maria-macchia rossa delle Tre Marie della predella guardano ai corrispettivi della Crocifissione del Masaccio nella cappella Brancacci. Ma non avrebbe potuto dipingerli Egon Schiele?
Piero della Francesca è tutto questo: un classicista, precursore del Rinascimento, modernissimo in nodosità espressioniste e nella ricerca dell’essenza della pittura e dei suoi segni.

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Una risposta

  1. 3 Marzo 2017

    […] in linguistica di Ferdinand de Saussure. Soprattutto nella linguistica artistica, perché prendiamo Piero della Francesca e la sua riduzione dei volumi a geometrie, che proseguirà Paul Cézanne. A me piace pensare a un […]

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