Florence e l’ipocrisia di un successo

Far bene facendo del male, questo combina Clair, marito di Florence, nella vita reale Florence Foster Jenkins, melomane che soprannominiamo melo (=canto)male. E sì, perché Florence è quella che Sgarbi definirebbe una capra capra capra del canto, se non fosse per il marito che la protegge assicurandole un pubblico in visibilio per le sue stonature e recensioni da super star. Niente di più immeritato per una donna, che non prende una nota. Eppure Florence, grazie a Clair vive questa irrealtà per decenni senza capire che c’è il trucco e malgrado qualcuno ogni tanto prorompa in grasse risate. Niente ipocrisia invece per Claire, che, quando chiede se può recitare un passo, viene messo a tacere da Florence, pure malata di sifilide e, per questo, inattiva sessualmente con il marito che non si fa problema alcuno a stare con l’amante, una delle più riottose nemiche della melomale. Che alla fine non fa male a nessuno, se non a se stessa, fabbricandosi anche dei vestiti da far accapponare la pelle.
La storia vera ricorda quella di Andrea Bocelli che, dopo Pavarotti con il suo straordinario timbro, cerca di impadronirsi della scena. La differenza sta nel fatto che Bocelli non stona ed è consapevole dei suoi limiti, a differenza del’insostenibile e Allevi, pieno di sé. E ancora peggio i tre del Volo. Cantiamo meglio io e lui. E per chi sa ho detto tutto.

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