Festa della donna. Chi è e come celebrarla.
Non sono solita celebrare la festa delle donne, né onorare le feste, in genere, ma ho letto questa poesia, che voglio condividere per l’enjambement che si arrampica sul foglio di Luciano Erba, negletto poeta milanese del secondo Novecento, c’è una fontana antromorfa che ride circondata da “cose molto femmine”e qui l’enjembement: “disinvolte ad esistere“. Io così vedo la donna. Pur non rivolgendosi alle femmine, termine allo stato brado per indicare le festeggiate di oggi, ma alle cose femmine, mi piace attribuire alle femmine disinvoltura ad esistere.
Era mattina, erano le tre
quell’aria non aveva coscienza.
Ti offrivi al primo fresco e
perché? cani da guardia, ore, perché?
perché te stesso?
La ghiaia in strada si faceva chiara
la fontana rideva tra i bossi
intorno erano cose molto femmine
disinvolte ad esistere.
Passavi il filo spinato
senza scarpe rientravi al convento.
(Luciano Erba, Caino e le spine)
E il mio pensiero va alla Venere dei porti di Mario Sironi,esposta nelle prime sale di casa Boschi-Di Stefano (Via Giorgio Jan, 15, Milano ). Sulla banchina c’è una donna sola, vestita di giornali, nel buio della notte. Chi è? Una sirena che ha perso i suoi poteri di ammaliatrice, perché il manichino le ha spento occhi e bocca e al posto della pinna ha lasciato volumi squadrati, che annullano provocanti rotondità? E se fosse la Maria di Lucio Dalla, con un vestito sempre più corto, che dà l’ora più dolce prima d’essere ammazzato allo sconosciuto che le lascia in grembo Gesù bambino. Un’innamorata che aspetta al porto il suo marinaio, oppure una puttana da un euro. Chi lo sa. Per me è una femmina disinvolta ad esistere. E se fosse la Gioconda? Nei tratti metafisici, magari sogghigna, come l’altra misteriosa dell’arte: la Mona Lisa. Si tratta di Leonardo? O di una puerpera,come parrebbe dall’abito. Ma anche da quella serenità tipica dei volti delle mamme. Forse anche la Gioconda è soltanto una femmina disinvolta ad esistere.