Uomo di Neanderthal vegano e dedito all’automedicazione naturale
Siamo esperimenti perfetti. Non venuti perfettamente, perché – come diceva Antonio Socci – “Siamo tutti malati terminali. Ma noi dimentichiamo di essere sulla soglia della morte dal primo istante di vita. Lo rimuoviamo”. Poi l’esperimento stesso è intervenuto sull’esperimento, modificandosi, e suscitando reazioni imprevedibili. Ma in nuce siamo nati per essere vegani. L’uomo di Neanderthal dell’Europa centrale lo era, come da dentatura. Visto che 48mila anni fa lo spazzolino non esisteva, nel tartaro si sono accumulati resti di cibo e microbi, il cui Dna i ricercatori di oggi sono riusciti ad analizzare, i risultati sono pubblicati su Nature: l’uomo di Neanderthal era vegano e si curava già con medicine come l’aspirina (acido acetilsalicilico) e l’antibiotico (pennicillina) e si curavano pure con la medicina alternativa. Quelli che a lungo furono creduti tatuaggi sulla pelle di Ötzi, dimostrano in realtà il ricorso all’agopuntura. All’erboristeria si rivolgevano per sedare il mal di denti con camomilla e achillea. A differenza dei suoi contemporanei spagnoli, prima di morire aveva mangiato grano e carne di stambecco. Ma torniamo alla paleodieta in centro Europa: Tra le scoperte dei ricercatori dello Smithsonian National Museum of Natural History di Washington ci sono tracce di legumi, fra cui fagioli e piselli, datteri e di amido proveniente dall’orzo, un segno che gli alimenti erano stati cotti prima di essere mangiati, così da renderli più digeribili. Anche la serie di proteine trovate dalle analisi sulle ossa potrebbero venire da vegetali e non dalla carne.