Cesare deve morire: l’ultimo film di Vittorio Taviani

Vincenzo Camuccini, Morte di Giulio Cesare

“è un magnifico affresco di infelicità umane che risalgono da Shakespeare alla camorra, che l’arte potrebbe curare quando gli uomini d’onore lo sono davvero” (Paolo Mereghetti, Splendido affresco sull’infelicità umana – Corriere.it)

 

In occasione della morte di Vittorio Taviani, hanno dato su RaiMovie l’ultimo capolavoro dei fratelli del cinema: Cesare deve morire, vincitore dell’Orso d’oro berlinese nel 2012. La coppia del cinema si è sempre ispirata a grandi e importanti fonti per le proprie opere: Padre padrone del 1977 è tratto dall’omonimo romanzo di Gavino Ledda. Nel 1984 per Kaos guardano alle novelle di Luigi Pirandello; nel 1996 ispirano Le affinità elettive all’originale romanzo omonimo di Goethe. La filmografia è ricchissima e si ferma con il duo a Cesare deve morire dove la coppia del cinema si rivolge al più importante regista del passato: William Shakespeare. Ma anche a Orson Welles che con il rifacimento in teatro dello stesso classico aveva destato scandalo avendo vestito i suoi attori con le divise naziste. I Taviani invece non usano costumi di scena, ma lasciano gli attori vestiti degli abiti che indossano: tute,jeans, giacche e felpe. Gli attori sono non professionisti provinati nel carcere di Rebibbia dove ognuno di loro sconta la propria pena, che per alcuni non ha termine. Che ci si voglia confrontare con il passato è indicato anche dall’uso del bianco e nero alternato alla pellicola a colori quando si registra l’oggi. Cesare deve morire è un vero e proprio gioco caleidoscopio tra il film del duo fraterno e i suoi antecedenti, e tra finzione, storia e realtà. C’è anche la regia teatrale – quella del direttore del teatro del carcere di Rebibbia, che vuole che il suo cast parli nella propria lingua o dialetto d’origine. Ed è qui che nasce il film, in quanto questa trovata registica fa confondere gli attori dilettanti immersi nella quotidianità – per alcuni eterna – del carcere e quella della tragedia della storia dove un figlio e l’amico sostenitore Cassio uccidono il padre insieme ai suoi commilitoni.
I peggiori delinquenti di sempre al punto che Dante nella sua Commedia non li mette neanche in un girone a subire il contrappasso che meritano, ma nella bocca dell’Inferno che poi è quella di Lucifero.

Su Raiplay si può rivedere anche Padre padrone.

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Una risposta

  1. 26 Novembre 2018

    […] cultura della società contemporanea. Tuttavia quando è morto Vittorio Taviani ho potuto vedere Cesare deve morire, con la morte di Ermanno Olmi ho rivisto L’albero degli zoccoli. Con la scomparsa il 26 […]

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