La televisione ‘addormenta’ il cervello
Com’è andato il test della memoria di ieri? Qualora non lo aveste passato, vi fornirò nei prossimi giorni alcuni esercizi per migliorare la memoria, validi anche per anziani o pensionati che non devono per nessun motivo sprofondare davanti alla televisione che davvero rincretinisce. È indubbiamente la forma di intrattenimento più economica e accessibile a chiunque, ma non mi spingo a parlare del tipo di intrattenimento che offre o dovrei dire dei programmi di Barbara d’Urso o Maria De Filippi, oppure dei reality che ci fanno degradare in un regresso mentale prossimo alla demenza. Non farò la radical chic che nega di avere la televisione in casa, ma farò la rompiballe? Sì, anche supportata dagli studi che sostengono la mia tesi dimostrando che l’attività cerebrale quando si guarda la televisione, in soltanto un minuto passa da “onde beta” a “onde alfa”. Le onde beta si producono quando il cervello mantiene attive tutte le sue funzioni, mentre le onde alfa corrispondono ad uno stato di fantasia, simile all’ipnosi, in cui le operazioni logiche, la comprensione, la creatività e l’associazione vengono trattenute. Chi guarda la tv si trova nello stesso stato di chi, fermo in coda, è obbligato a fissare una parete, ossia il cervello funziona soltanto per mantenere le nostre funzioni vitali. Uno stato in cui messaggi non soltanto pubblicitari filtrano più facilmente, trovando terreno totalmente privo di difese. A lungo termine, la conseguenza principale è un deterioramento della capacità di attenzione. Il cervello si abitua ad una specie di letargo e per questo diviene più difficile focalizzare la mente su qualcosa. E poi cosa offre? Urla, noia insostenibile e idiozie. Altri studi indicano che guardare la televisione aumenta gli stati di stress e irritazione, per la quantità di fotogrammi che arrivano al cervello in poco tempo, causando un incremento allarmante della produzione di colesterolo nell’organismo. Io litigo quotidianamente con i miei genitori quando li vedo inebetiti lì davanti e loro ci rimangono male, quasi avessi offeso loro madre. Mi viene sempre in mente Homer Simpsons che abbraccia insieme con i figli la sua televisione. Allora guardi i Simpsons? Sì, tutti i giorni, ma senza teledipendenza e non guardando quello che io definisco “vomito che vomita”.
Vi siete mai chiesti come mai in programmazione ci sono da decenni gli stessi identici film e programmi e vengono esclusi del tutto film d’essai, o leggermente sopra la media? Perché potremmo tornare a pensare, a far funzionare il cervello, appunto, e questo la televisione non può permetterlo. Ribadisco, ormai spero nella morte di un personaggio di spicco del cinema per poter vedere un bel film senza noleggiarlo in biblioteca, che poi lo riporto sempre in ritardo e mi bloccano la tessera. E poi ormai li ho già presi tutti in prestito: non mi resta più niente ☹
Anche i bambini sono vittime elette della televisione. Pupilla spalancata sullo schermo a guardare dei cartoni animati che ormai non hanno nemmeno storie, ma soltanto merchandising. Il fragile cervello del bambino viene condizionato in maniera irreparabile dalle pubblicità, studiate appositamente da team di psicologi infantili per condizionare il bambino all`acquisto fin da subito e creare le premesse per una dipendenza.
Poi i piccoli non hanno ancora il background necessario per poter giudicare in modo appropriato e critico le immagini artificiali e questo mette in difficoltà il loro cervello, perché richiede loro qualcosa che devono ancora elaborare nel corso dei primi anni della vita. I bambini inoltre non afferrano ancora che i fatti che percepiscono sono pura finzione, che rischia di essere scambiata per realtà. Soltanto quando si è sviluppato completamente il prosencefalo è possibile acquisire una distanza critica.
In un articolo per il Corriere della Sera del 9 dicembre 1973, Pierpaolo Pasolini spiega come il nuovo totalitarismo dato dall’avvento della società dei consumi sia addirittura molto peggiore rispetto al precedente totalitarismo fascista, in quanto dietro alla garanzia di un apparente libertà se ne andava la volontà totalizzante di omologazione senza precedenti nella storia. E questa totalizzante omologazione era possibile solo grazie al massiccio ricorso dei mezzi di comunicazione, in particolare della televisione, sulla quale scrisse “per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l’intero paese che era così storicamente differenziato e ricco di cultura originale. Ha imposto, cioè – come dicevo – i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un “uomo che consuma”, ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico ciecamente estraneo alle scienze umane”.