Guerra e pace ai tempi del Covid-19
L’emergenza covid ha tirato fuori tutta una terminologia militaresca di guerra, perché noi siamo in guerra contro un nemico invisibile contro cui l’unica arma efficace pare essere il distanziamento sociale, ossia stare in trincea. Con tanto di bollettino di guerra, proclamato quotidianamente in diretta sulla tv di Stato, ore17.30. E accanto tutto un repertorio celestiale è riferito al personale sanitario che, a furia di definire angeli, hanno mandato tanti direttamente all’inferno o in paradiso. La croce rossa, d’altronde, è nata per il soccorso ai feriti ed ai malati in guerra. Qualche angelo, come all’alba dei tempi, non ci sta e tira fuori il cartello “Puoi pregare anche in cucina”. Sottofondo obbligatorio di questa comunicazione del dolore, musiche strappalacrime che Studio Aperto si sente fortemente minacciato da tutti questi concorrenti. Tutti con spreco di chissà quante migliaia di euro per dire la loro con una pubblicità specifica per questo periodo tragico, che si spera duri sempre meno, e invece no, loro ci fanno uno spot personalizzato, così che debbano buttare con una dispersione di investimento che il girone dantesco degli scialacquatori si affollerà di pubblicitari che hanno rispolverato per la Barilla persino la sua Hymne di Vangelis pur di farci piangere tutti. Lavazza senza senso ha estrapolato e tagliato il commovente discorso sull’umanità de Il grande dittatore per pubblicizzare il caffè. È talmente incomprensibile il nesso anche agli autori che alla fine la citazione è soltanto riferita come Charlie Chaplin 1940, la parola dittatore è brutta non va messa in risalto quando si vuole soltanto toccare la pancia con la paura i militari, il patetismo gli scialacquatori del marketing.