Addio a David Lynch, il regista del sogno

By Georges Biard, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=9071691


David Lynch, il visionario regista e artista, è scomparso il 15 gennaio 2025, poco prima del suo 79° compleanno, lasciando dietro di sé un’eredità artistica da sogno.
Rivediamo Eraserhead e Blue Velvet.

In tv parrebbe che nessuno si sia reso conto della morte di David Lynch, con l’eccezione ovvia di Blob. Non che dalla tv mi aspetti una conoscenza così elevata, però un omaggio in genere non lo privano a nessuno.
Ho visti tutti i film di David Lynch, appassionata come sono di surrealismo, di cui per me lui ne è stato maestro assoluto sia tramite le tante citazioni pittoriche che attraverso la sua più propria Settima Arte. All’esame di Storia del Cinema all’università ero rimasta incredula per la mancanza del nome di questo grande regista appena scomparso nella lista dei film del surrealismo che portava il manuale.


Eraserhead – La mente che cancella: l’incubo della Creazione

©Libra films – Libra films, Pubblico dominio -Wikipedia


David Lynch nei suoi film ha esplorato prevalentemente due soggetti: l’orrore trasmesso attraverso personaggi talmente mostruosi da non poter essere reali, infatti, nel suo primo lungometraggio Eraserhead – La mente che cancella tutto è surreale sin dalla prima scena, dove il protagonista Henry Spencer affatto allucinato con pupille dilatate supino galleggia nell’aria davanti a un pianeta che pare una palla d’argilla avvicinata dalla telecamera che si spinge su per i crateri planetari dove un uomo ricoperto di bubboni pestilenziali guarda malinconico alla finestra Henry che ora spalanca anche la bocca da cui fuoriesce un oblungo embrione che, al movimento di alcune leve da parte dell’appestato, precipita in una conca colma di un liquido melmoso, e viene risucchiato nel buio pesto da cui riemerge Henry stavolta in piedi di corsa dentro un tunnel poi si avvicina a quella finestra rotta dietro cui stava l’appestato senza mai fermarsi per una zona industriale zuppa di rifiuti liquidi che lo conduce a casa. Qui una donna giunonica gli comunica che Mary lo aspetta a casa dei genitori. Dentro il suo appartamento sono accatastati mucchi di terreno, anche Henry guarda fuori dalla finestra, ma la sua è murata a mo’ di Il tempo trafitto di Magritte, mentre nel cassetto tiene una pentola piena d’acqua e una foto con una testa mozzata dal busto e anche dietro di lui si vede un ritratto acefalo, come il pittore belga faceva con i suoi ritratti continuamente con la testa cancellata.

René Magritte, Il figlio dell’uomo. ©AI- Pixabay


È la foto di Mary, dai quali genitori è invitato a cena. Mary lo sgrida per essere in ritardo, mentre la madre gli fa subito il terzo grado, informandosi su quale sia il suo lavoro: tipografo, è una persona buona, Sì sembra capace – sentenzia la madre che cerca di placare una crisi epilettica di Mery. Per terra un bassotto allatta i suoi cuccioli, in questa casa dove tutto richiama il senso della famiglia e da un muro arriva il padre di Mary, Bill, un altro personaggio inquietante, dietro di lui mentre si presenta si apre e chiude la porta da cui dovrebbe essere già uscito; porta dentro cui viene ricacciato dalla madre. In cucina mentre il padre si occupa di ungere il pollo, la madre fa mantecare la pasta a un’anziana vegetale, muovendole le braccia e fuma una sigaretta. Al tavolo, la conversazione è totalmente no-sense: il padre – mentre taglia il pollo – racconta all’ospite che gli avevano diagnosticato la perdita per sempre dell’uso del braccio destro, che invece lui, allenandolo ogni giorno, ha riportato come nuovo. Anzi, ormai nulla può ferirlo, neppure sua figlia che è quella che solitamente glielo taglia, ma oggi potrebbe farlo Henry: il braccio o il pollo? L’ospite d’onore sceglie la risposta solo all’apparenza più sensata: mentre taglia il pollo dal buco della farcitura sgorga sangue a litri e le cosce si muovono veloci come per scappare. È la madre inebetita stavolta ad avere una crisi di nervi che scappa seguita dalla figlia. I due uomini restano soli al tavolo fino al rientro della madre che torna a interrogare Henry nel salottino, stavolta a luci che si spengono di colpo. La domanda è più intima e va direttamente al punto: gli chiede se ha avuto rapporti sessuali con Mary. Henry esita e cerca di difendere la sua intimità violata dalla madre che gli si getta sul collo vampirizzandolo.

Edavard Munch, Vampira, ©Munchmuseet

Solo Mary può distoglierla. Ma non dal metterlo a conoscenza che hanno avuto un figlio nato prematuro che li aspetta in ospedale, non appena si sposano.
Il bambino è un mostro: una testa di agnello spennato fasciato in un bozzolo. La madre non è Madre come la sua omonima biblica, anzi sembra temere il piccolo, mentre Henry rientra nella sua casa li guarda con un sorriso forzato per poi perdersi in allucinazioni: dentro al calorifero si accende un palcoscenico, ma si sente soltanto il pianto della testa d’agnello e si vede la madre a letto esausta da quel figlio mostro, che Mary, scomparendo dal film, abbandona da solo con Henry e da quel momento, per il protagonista inizia l’incubo perché il padre deve restare accanto al bambino che si è ammalato: respira con difficoltà ed è ricoperto di pustole purulente. Inoltre, peggiorano le allucinazioni: ogni notte, Henry sogna una figura femminile dalle guance gonfie che sembrano purè di patate tanto deformate da sebo e acne, che sorridendo balla schiacciando embrioni giganti che le piovono dall’alto. Un giorno Henry riceve la visita della vicina, che lo provoca. I due fanno sesso nel letto di Henry, trasformato in una vasca, e sprofondano in un liquido lattiginoso. Quella notte Henry ha un incubo più surreale del solito: la donna con le guance di purè dei suoi sogni gli canta In Heaven poi si avvicina a lui ma, al suo posto, appare l’appestato di inizio film e una pianta, da cui inizia misteriosamente a sgorgare sangue. Henry perde letteralmente la testa, raccolta da un bambino che la porta a una fabbrica, dove viene usata per produrre gomme per matite. Eppure Henry è ancora vivo: un’altra notte cerca la vicina, ma lei rientra con un altro uomo anziano sorridente viscidamente. Il bambino, allora, smette il pianto per non smettere di deridere il povero Henry. Così il Padre sempre più alienato taglia le bende che avvolgono il corpicino del Figlio accorgendosi che erano esse a tenere insieme gli organi interni del Bambino, ma in preda allo sconforto Henry fende gli organi da cui fuoriesce purè che sommerge fino a soffocare la testa di agnello. La testa del bambino cresce fino a diventare il pianeta di inizio film. Poi, una parte del pianeta scoppia e Henry guarda nel risultante buco, mentre l’uomo sfigurato si sforza a muovere le manopole, che stanno rilasciando scintille.

Andrea Mantegna, La presentazione di Gesù al tempio. ©Sailko – Wikipedia

Henry si ritrova in un limbo luminoso e nebbioso in cui compare la donna dalle guance di purè che lo abbraccia mentre il rumore sempre sottofondo aumenta finché lo schermo non stacca sul nero.
Cosa significa questo film? Rispondeva il registaNon avevo idea di cosa volesse dire. Cercavo la chiave d’accesso a quelle sequenze. Qualcosa capivo ovviamente; ma non sapevo quale fosse il cemento che teneva insieme l’intero film. Così tirai fuori la Bibbia e iniziai a leggerla. Un giorno lessi una frase. Chiusi la Bibbia: era fatta. Fine del discorso. Allora vidi il film come un tutt’uno. La frase completò questa visione al posto mio, al cento per cento. Penso che non rivelerò mai quale fosse quella frase”.

Blue Velvet, ovvero il sogno borghese


Locandina©De Laurentiis Entertainment Group.-Wikipedia


L’evocazione del sogno per rappresentare la realtà, tipica del surrealismo emerge ancora più evidentemente in Blue Velvet.
Il film narra la storia di Jeffrey Beaumont, un giovane studente che, al rientro a casa dall’ospedale dove è ricoverato il padre, attraversa i campi e trova un orecchio amputato da una testa, ricoperto da formiche brulicanti. Cambia il senso. ma il richiamo ad Un chien andalou — film iconico del surrealismo — è palese.

https://www.youtube.com/watch?v=W8yKT7H_KJ0

Lo porta alla polizia che nulla lascia trapelare, così decide di indagare personalmente sul macabro ritrovamento con l’aiuto della figlia del detective cittadino Sandy, che gli rivela quanto ha sentito dal padre sul caso. Jeffrey scopre che nella sua amena cittadina si cela un ignobile mondo sotterraneo fatto di violenza, sesso, traffico di droghe e polizia corrotta.
Al centro delle indagini c’è la cantante Dorothy interpretata dalla bellissima Isabella Rossellini, nella cui casa lo studente entra furtivo per essere colto in flagrante dalla sua abitante di cui presto diventerà l’amante. Come la coppia di Eraserhead, Jeffrey e Sandy sono trasognanti e ingenui con volti fanciulleschi, a differenza dei loro amanti: Dorothy incarna il piacere sia per il ragazzo che per il pericoloso criminale Frank che la costringe a morbosi rapporti di sesso e di violenza in cambio della salvezza del marito e del figlio di Dorothy che ha rapito. Entrambi gli schiavi d’amore vanno allo Slow Club ad ascoltare Dorothy cantare e incantare con l’esibizione di Blue Velvet di Bobby Vinton.

https://www.youtube.com/watch?v=QP-X1eZLEtQ

Anche tra Jeffrey e Sandy c’è un’attrazione, nonostante la ragazza sia fidanzata con Mike di cui dice essere innamorata. Ma, alla festa della scuola confessa il suo amore a Jeffrey che dice di ricambiare il sentimento. Quando riaccompagna la ragazza a casa i due sono inseguiti da uno psicopatico che lo spettatore e Jeffrey immaginano essere lo psicopatico Frank, invece è Mike altrettanto violento e minaccioso, ma placato alla vista della bellissima Dorothy nuda e ricoperta di blu: non si tratta più del blu della malinconia di una donna costretta a subire violenze per riavere la sua famiglia o del velluto che Dorothy canta ogni sera allo Slow Club con una sensualità che attira Frank e Jeffrey a sentirla ogni notte. Ma Mike non è come Frank e quando vede la cantante in quello stato fugge via. Nella stessa sera anche Dorothy confessa il suo amore al giovane sotto lo sguardo attonito e pieno di odio di Sandy, che piange disperata, tra le braccia della madre, come Mary con la sua quando ha le sue crisi psicotiche. La scoperta non ferma Jeffrey che continua a investigare per proprio conto. A casa di Dorothy, Jeffrey si trova davanti ad un orrendo spettacolo: il cadavere del marito di Dorothy, ucciso con un colpo di pistola alla testa e identificabile dall’ orecchio tagliato, e l’Uomo in Giallo, un poliziotto corrotto coinvolto negli atti criminali di Frank e braccio destro del padre di Sandy che sa da Jeffrey del coinvolgimento del collega. Risolto il caso, Lynch inquadra in modo iperrealista un altro orecchio, quello di Jeffrey che si risveglia dal sogno o dall’incubo?

Ron Mueck, Autoritratto. ©Jack1956 – Wikipedia

lo scopriamo felicemente sposato con Sandy conviventi con le rispettive famiglie – anche il padre sta bene. Su una panchina Dorothy viene abbracciata stretta dal suo bambino: è il trionfo della famiglia.
Che fosse soltanto un sogno ce lo aveva dichiarato Frank che mentre pesta selvaggiamente Jeffrey canta a squarciagola insieme con Ben (che tiene i due sequestrati nel suo bordello), su esortazione di Frank, si esibisce in un numero di canto in playback In Dreams di Roy Orbison,cui Frank assiste piangendo commosso, per poi interrompere rabbiosamente la canzone.

https://www.youtube.com/watch?v=xtjiVTSs8pc


Questa vita borghese piace a Jeffrey? Il senso del film mi pare si possa decifrare sin dall’inizio del film: si apre con un’immagine idilliaca di una piccola città – prati rigogliosi, recinzioni bianche e cieli azzurri – ma si svela rapidamente per rivelare i segreti sinistri che brulicano nell’humus con scarafaggi in lotta tra loro.


Il sogno è la presa di coscienza dell’inconscio

Anche tra Jeffrey e Sandy c’è un’attrazione, nonostante la ragazza sia fidanzata con Mike di cui dice essere innamorata. Ma, alla festa della scuola confessa il suo amore anche a Jeffrey che dice di ricambiare il sentimento. Quando riaccompagna la ragazza a casa i due sono inseguiti da uno psicopatico che lo spettatore immagina essere lo psicopatico Frank, invece è Mike altrettanto violento e minaccioso, ma placato alla vista della bellissima Dorothy nuda e ricoperta di blu. non si tratta più del blu della malinconia di una donna costretta a subire violenze per riavere la sua famiglia o del velluto che Dorothy canta ogni sera al Slow Club con una sensualità che attira Frank e Jeffrey a sentirla ogni notte. Ma Mike non è come Frank e quando vede la cantante in quello stato fugge via. Anche Dorothy confessa il suo amore al giovane sotto lo sguardo attonito e piano di odio di Sandy, che piange disperata, tra le braccia della madre, come Mary con la sua quando ha le sue crisi psicotiche. La scoperta non ferma Jeffrey che continua a investigare per proprio conto. A casa di Dorothy, Jeffrey si trova davanti ad un orrendo spettacolo: il cadavere del marito di Dorothy, ucciso con un colpo di pistola alla testa e identificabile dall’ orecchio tagliato, e l’Uomo in Giallo, un poliziotto corrotto coinvolto negli atti criminali di Frank e braccio destro del padre di Sandy che sa da Jeffrey del coinvolgimento del collega. Risolto il caso, Lynch inquadra in modo iperrealista un altro orecchio, quello di Jeffrey che si risveglia dal sogno o dall’incubo? lo scopriamo felicemente sposato con Sandy conviventi con le rispettive famiglie. Su una panchina Dorothy viene abbracciata stretta dal suo bambino. Che fosse soltanto un sogno ce lo aveva dichiarato Frank che mentre pesta selvaggiamente Jeffrey canta a squarciagola insieme con Ben (che tiene i due sequestrati nel suo bordello), su esortazione di Frank, si esibisce in un numero di canto in playback In Dreams di Roy Orbison,cui Frank assiste piangendo commosso, per poi interrompere rabbiosamente la canzone.
Questa vita borghese piace a Jeffrey? Il senso del film mi pare si possa decifrare sin dall’inizio del film: si apre con un’immagine idilliaca di una piccola città – prati rigogliosi, recinzioni bianche e cieli azzurri – ma si svela rapidamente per rivelare i segreti sinistri che brulicano nell’humus con scarafaggi in lotta tra loro. Insomma in David Lynch


Il sogno è la presa di coscienza dell’inconscio

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