Linfomi: la miglior cura è l’autodifesa

I linfomi costituiscono il 60% dei tumori del sangue, che ogni anno in Italia colpiscono 32mila persone tra leucemie(30%), mielomi (15%) e altri (5%).
i linfomi si distinguono in due categorie:
1. i linfomi di Hodgkin che colpiscono prevalentemente i giovani con un picco nei ventenni, ma può manifestarsi anche negli anziani. Più dell’80% dei pazienti sopravvive a 5 anni dalla diagnosi, grazie alle cure.
2. i linfomi di non-Hodgkin tanto più guaribili quanto più aggressivi, a differenza di quelli cosiddetti “indolenti” che evolvono più lentamente e sono più difficili da eradicare.
Le cure
Le nuove strategie di cura che la ricerca ha messo a disposizione per i linfomi allungano ancora di più le prospettive di vita dei pazienti e sono pure meno aggressive.
Fino a pochi anni fa, la chemioterapia era il trattamento principale per i tumori del sangue cui si è affiancata la meno aggressiva immunoterapia, l’approccio che consiste nello stimolo del sistema immunitario a riconoscere e combattere le cellule tumorali.
Questo avviene tramite tre nuove categorie di farmaci:
1. farmaci immunoterapici: agiscono potenziando il sistema immunitario, rimuovendo i freni che il tumore utilizza per sfuggire al controllo delle difese naturali, il sistema immunitario è, così reso più efficace nel riconoscere e attaccare le cellule maligne;
2. terapie Car-T: una tecnica personalizzata innovativa che consiste nel prelievo dei linfociti T modificati geneticamente affinché riconoscano un bersaglio presente sulle cellule tumorali. In seguito vengono reinfuse e queste cellule potenziate si moltiplicano e attaccano con precisione il tumore:

3. anticorpi bispecifici: rappresentano un’ulteriore evoluzione dell’immunoterapia si legano contemporaneamente al tumore ai linfociti T sani mettendoli in contatto diretto cosicché si stimola una risposta mirata che permette ai linfociti di eliminare in modo selettivo le cellule cancerose.
Le cure ci sono, la sfida di oggi è renderle disponibili a tutti i pazienti.