Cingolani; “Meno proteine animali, più vegetali”
Con l’emergenza Covid si è fatto evidente il netto e parrebbe insuperabile conflitto tra salute e tutela dell’uomo ed economia del profitto.
Oggi si cerca il giusto equilibrio per salvaguardare entrambe, ma in passato non c’erano mezzi termini e premeva esclusivamente la tutela dell’industria. Si pensi al Codice europeo anticancro, che scorre l’elenco dei cibi da eliminare nella dieta, accennando tra le righe alla carne rossa, nessun cenno a latte e prodotti caseari, se non un vago “limitare i cibi ad alto contenuto calorico”, mentre si continua a manifestare per le quote latte e si prova ancora ostinatamente a collegarne il consumo con il potenziamento delle ossa, pur non avvalendosi di alcuna evidenza scientifica. E, pur di renderli intoccabili, si appellano al Made in Italy. La questione è tornata alla ribalta quando il neoministro alla Transizione ecologica Roberto Cingolani ha osato suggerire di diminuire le proteine animali a favore di quelle vegetali. Non è un puntiglio politico, perché Cingolani è un tecnico, ossia un esperto della materia.
Anche i motivi addotti dimostrano che non si tratta di un attacco al Made in Italy, come ho letto su diversi giornali – chiamiamoli così – che ben si sono premurati di non riportare per intero il discorso, ma soltanto hanno estrapolato il divieto per scatenare la rabbia di produttori e carnivori. Senza mettere in evidenza la vera novità del discorso, secondo il quale per la prima volta un’istituzione nazionale si è pronunciata apertamente contro gli alimenti di origine animale per motivi di salute e di tutela ambientale.
Se gli altri non lo hanno fatto, io vi riporto quel che ha detto il ministro alla Conferenza preparatoria della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, senza commentare per non diventare come loro:
“Sappiamo che chi mangia troppa carne subisce degli impatti sulla salute, allora si dovrebbe diminuire la quantità di proteine animali sostituendole con quelle vegetali. D’altro canto la proteina animale richiede 6 volte l’acqua della proteina vegetale, a parità di quantità, e allevamenti intensivi che producono il 20% della CO2 totale. Allora, modificando un modello di dieta e aumentando le proteine vegetali, avremmo un cobeneficio migliorando la salute pubblica, diminuendo l’uso di acqua e producendo meno CO2”.