La guerra in tre film sovietici
Mi piace esaminare l’attualità con la Storia e le storie, soprattutto quelle tradite dalle arti e specialmente dal cinema. Così mi sono sparata questo tris d’assi: sull’Infanzia di Ivan un solo commento: c’è tutta la poesia di Andrej Tarkovskij, War and peace di Prokofiev mi ha sorpresa della regia di Francesca Zambello, che dipinge un affresco alla Jacques-Louis David. E il più incredibile è stato Va e vedi del 1985 di Elem Klimov di cui mi scoraggiava la visione il fatto di averlo trovato soltanto in vhs, ma allo stesso tempo convinta che doveva probabilmente essere una perla nera, rara e introvabile. Ed è finita che anche il povero Antonio non si è riuscito a staccare da quell’Ivan bielorusso partigiano sempre più segnato in faccia e sul corpo dagli orrori della guerra. Espressionismo allo stato puro. Anche della guerra che poco conoscevo dei partigiani sovietici, che si concluse con 628 villaggi bielorussi bruciati con i loro abitanti. Va e vedi finisce con telecamera che si spinge tra i tronchi della fitta taiga del territorio, che incrocia orizzontalmente l’esodo dei corpi dei partigiani al passo del Dies irae, che rimanda al titolo del film che è una citazione dell’Apocalisse [6, 1.3.5.7] .
E comunque nemmeno le arti riescono a dipingere la guerra in modo più affascinante, la guerra fa proprio schifo.