Nella cura dei tumori la dieta di restrizione calorica severa ciclica

Foto di Andres Ayrton da Pexels

Oggi diversi studi confermano che la dieta svolge un ruolo importante nella cura dei tumori.
Le prime osservazioni sul fatto che le cellule tumorali si avvantaggiano della disponibilità di zucchero per produrre energia risalgono in realtà a oltre un secolo fa. Le ricerche sono proseguite nel secolo scorso sino a questo. Si è evidenziato che le cellule tumorali proliferano nutrendosi di zuccheri. Più recentemente si è studiato l’impatto di una dieta che abbassa i livelli di zuccheri nel sangue direttamente sulle persone e non in vitro o su modelli animali. L’ipotesi è che la dieta agisca come un vero e proprio farmaco e a condurre gli studi in Italia è l‘Istituto nazionale dei tumori di Milano, che svolge studi sul rapporto tra alimentazioni e cancro da decenni sotto la guida del nostro epidemiologo di riferimento Franco Berrino e dove si sta studiando da anni un regime alimentare, definito “di restrizione calorica severa ciclica”- cyclic fasting or fasting-mimicking diets (FMD). Si tratta di una dieta da seguire periodicamente, che dura cinque giorni e deve essere ripetuta ogni tre o quattro settimane, a seconda del percorso terapeutico. La novità principale è che per ogni ciclo di cinque giorni il paziente non deve superare le 1.800 calorie complessive (al massimo 600 il primo giorno e 300 nei quattro giorni successivi).
Filippo de Braud, ordinario di Oncologia medica e direttore della Scuola di specialità di Oncologia medica all’Università di Milano e direttore del dipartimento e della divisione di oncologia medica dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano spiega: “Si tratta di un regime molto rigido, una sorta di effettivo digiuno, ma è proprio la reazione allo shock metabolico a determinare nei pazienti l’attivazione e l’aumento delle cellule del sistema immunitario che hanno un ruolo importante nel riconoscere e uccidere le cellule tumorali. Inoltre, questa dieta determina un abbassamento dell’infiammazione generale dell’organismo e, anche se non è semplice seguirla, i pazienti coinvolti nelle sperimentazioni sono ben motivati e possono contare su un team sempre a disposizione per risolvere e affrontare ogni difficoltà”.
Quando si parla di digiuno si deve stare sempre in guardia, ma in questo caso sarebbe controllato da un team di professionisti e la prima fase di questo studio clinico, che si è conclusa alla fine dello scorso anno, aveva l’obiettivo di valutare la sicurezza e la fattibilità di questa dieta e i risultati definitivi sono stati pubblicati su Cancer Discovery nel mese di gennaio. La dieta è stata sperimentata su 102 pazienti in combinazione con terapie antitumorali standard e solo uno dei pazienti coinvolti ha deciso di abbandonare il progetto dopo il primo ciclo. “Nei rimanenti 101, con diversi tipi di tumore – continua de Braud – e trattati con terapie antitumorali concomitanti, il digiuno ciclico ha determinato notevoli cambiamenti metabolici sistemici”. Si è registrata, infatti,  una diminuzione della glicemia e dell’insulina nel sangue, con un aumento dei corpi chetonici nei pazienti più robusti e degli amminoacidi nei pazienti più magri.

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