Logopedia del logo
Come si fa un logo? Noi vi raccontiamo com’è nato quello di AlimentarMente. Si parte sempre da un’idea e si butta giù un bozzetto per non perderla dalla testa. Quando intuite che proprio non si hanno a disposizione mezzi e tempo per trasformare il logos in logo, affidatevi a qualcuno che lo faccia per voi. Raccontategli l’idea del cavolo che avete in testa e invitatelo a Capra e cavoli per parlarne davanti a negroni per Lui e il vostro incaricato di incavolare un discorso… per Lei un mojito allo zenzero senza zucchero, anche se pure Lei avrebbe preferito un negroni, ma il mojito analcolico senza zucchero – che mojito non è – riesce a ricordarvi per un attimo i vecchi tempi…
Non divaghiamo nei ricordi, torniamo alla creazione del logo. Innanzitutto, ci vuole l’idea, dicevamo, e quelle o si hanno o non si hanno. Non possiamo spiegarvi come fare ad averne una. Insomma, se non ne avete, c’è poco da fare. Anche un’idea del cavolo va bene, come quella che ha avuto Lei: AlimentarMente vuol nutrire corpo e mente, quindi intende parlare di coltura e cultura e allora… Allora viene in mente il buon Arcimboldo che ebbe l’idea di scomporre e ricomporre la realtà in parti, in organismi che hanno un senso simbolico rispetto al quadro generale: il suo libraio è fatto di libri, ogni stagione dei suoi frutti… Le e di AlimentarMente saranno costruite da un libro chiuso su cui posa un cavolo verde, alimento notoriamente anticancerogeno, la cui forma tanto richiama un cervello. Poi ci vuole un’amica che vi proponga qualcun altro capace di dare forma all’idea al posto vostro e vi ci metta in contatto.
E durante lo scambio, il baratto di idee, capirete – grazie al logopedista – che i libri vanno aperti, non devono essere lasciati chiusi in uno scaffale e che non sta bene mettere un logo all’interno di una parola. E a pelle il logopedista si guadagna la vostra fiducia. E quindi la mano passa a Sfnzan zan zan, che inizialmente cerca di assecondare la vostra suggestione, poi prende in mano la situazione. E che cavolo!
All’opera Sfnzan
La proposta di illuminare il logo con un inaffettivo sole yin e yang, rilanciata da Lei, è pesante e decisamente ha poco dell’equilibrio caratterizzante Taijitu. Un logo con un ammasso di simboli è eccessivo e pacchiano. Ma a Lei piace lo stile e soprattutto il gilet di Renzo Arbore nel Pap’occhio, quindi qualcuno deve fermarla: ci pensa Sfnzan, che sistema la bacatura del cavolo all’altezza di dove Lei ha il buco post-operatorio (Lei che come sempre aveva confuso destra e sinistra) e gli mette in mano un libro.
Leggeteci, allora!