Sui banchi dell’università si scelgono le facoltà umanistiche
Da piccola vuoi fare la maestra, perché è lei a in-segnarti a crescere. Quando sei abbastanza grande, inizi ad odiarle perché ti chiedono di studiare e tu preferisci divertirti. E la maestra diventa cattiva. Eppure ti perdi per mare con Ulisse, senti le sirene chiamarti per ingannarti, sfuggi a Circe che vorrebbe trasformarti in maiale, tifi per Renzo (Tramaglino, sia mai) e lo accompagni per mano nel bosco, odi Lucia che non sente le ragioni terrene. Jacopone da Todi, il Divino, Boccaccio, Karl Marx e poi Dario Fo ti hanno fatto ragionare contro di lei e l’oppio dei poveri. Mentre Dante ti ha portato nella melma, con Barbariccia che avea del cul fatto trombetta, ti ha fatto conoscere Catone, quel suicida comunque meritevole della grazia per il valore etico e politico, ti ha sollevato in cielo, facendoti conoscere il Sublime. Galeotti furo i libri e chi loro scrisse. E con Dante verranno Pergolesi, Mozart, Bach, Bellini, il Divino dell’arte Michelangelo, Tiziano, Boklin. Tutti a scolpire chi nel marmo chi nella tela l’ultraterreno. E sei fregata: prima scegli il liceo classico poi Lettere e filosofia. Ed entri nella categoria di santi, poeti, navigatori… disoccupati. La matematica diventa opinione. Opinione che annoia fare calcoli, trovare incognite, scoprire l’universo, il corpo umano fuori dal senso biblico. Di cultura non si vive, se uno avesse fatto lo scientifico, forse il calcolo delle probabilità lo avrebbe fatto fermare prima di infoltire l’orda di disoccupati. Che presto aumenteranno; le matricole di facoltà umanistiche contano 49.284 iscritti in tutto. Fare quello che piace o quello che è utile? Fatti non foste per vivere come bruti ma per seguire virtute e canoscenza.