L’insostenibile pesantezza del Natale: Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato
Il periodo di Natale non mi piace affatto: è impossibile uscire fuori perché il traffico è insormontabile e cercare di fregarlo utilizzando i mezzi pubblici è un’impresa contro lo schiacciamento. Allora resti a casa, in attesa di trovare la strategia più indolore per non rispondere alle telefonate dei parenti che devono farti gli auguri per ipocrisia, perché in realtà non li senti mai e per fortuna. E anche se vai in giro chiunque incontri ti fa gli auguri. E non ci si può limitare a darseli da lontano. No, ci vogliono bacini liquidi con chiunque capita di incontrarsi. Così si rimane a casa, ma davanti al computer o a un libro mi dà noia, e non rimane che quello che io reputo il peggiore dei mali: la televisione. Sotto Natale poi programmano tanti film che guardavo da bambina. Così ieri sono rimasta a casa nel pomeriggio e ho rivisto un cult che non perdevo mai da piccola e che per me significava che era arrivato Natale: Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato del regista Mel Stuart. Mi ha preso la curiosità di rivederlo da adulta. Insieme con Pinocchio a puntate di Comencini e Asterix per me questi programmi indicavano che era il giorno di Natale che, sarò stata stramba fin da piccola, a me già allora annoiava tremendamente. Ma Willy Wonka e Pinocchio mi facevano viaggiare in un mondo incantato davvero fantastico. E rivedendo il film di Stuart, ho pensato che Natale è proprio una festa che appartiene tutta ai bambini che restano a bocca spalancata davanti ai fiumi di cioccolato che scendono dalle pareti della fabbrica e di quel film adoravo anche i nanetti dai capelli verdi che buffi cantano e ballano tormentoni insostenibili. Ieri l’ho rivisto alla mia veneranda età e ho pensato che il film rappresenti l’insostenibile presunzione del Bene di essere di gran lunga migliore e superiore a tutto, soprattutto al Male. Poi c’è forte e supponente la corrispondenza tra Bene e Miseria, dall’altro canto tra Male e Ricchezza, scadendo in un’ipocrita classismo troppo facile. E quindi da piccola anche io non ero poi tanto diversa dai miei coetanei, facendomi ingannare dalla presa in giro della televisione. La sera poi arriva Una poltrona per due, ma questo me lo risparmio. La programmazione natalizia deraglia dai binari la notte di Natale, con una proposta che vuole muovere al pietismo e pertanto detestabile: Up & down. Non lo vedrò perché io la notte di Natale la trascorro al pub con gli amici. E comunque tanti auguri di buone feste a tutti, senza bacini liquidi e senza televisione!