Dumbo di Tim Burton
Non ho mai voluto un cane: ero troppo spaventata da quel morso che lacera la coscia a mia mamma, da quando era bambina, quando un cane di campagna ha rotto la catena e l’ha aggredita. Tutte noi donne di casa eravamo terrorizzate dei cani, al punto che quando ne incontravamo uno per strada la attraversavamo pur di tenerlo a distanza. Poi è arrivato lui: Spank, metà spinone metà pastore tedesco, mio migliore amico di sempre e per sempre. Avere per la prima volta un animale domestico cambia davvero la vita. Per esempio, casa mia ha detto definitivamente basta alla carne animale. In me, inoltre si è insinuato e fatto sempre più forte il pensiero che se Spank stesse soffrendo per qualche motivo, o se non voleva stare con me al pub, oppure quella confusione e la musica alta gli davano fastidio, non avrebbe potuto dirmelo in alcun modo. Una volta l’ho portato a un parco immenso in macchina, per farlo contento. E invece, quando l’ho fatto scendere dal bagagliaio, lui non saltava giù e io lo tiravo al guinzaglio. Immobile, guaiva. Gli avevo chiuso la coda nella portiera. Chissà che male gli ho procurato, ma lui non me lo diceva. Come poteva farlo? Ho pianto tutta la sera, quando ho visto cosa avevo combinato e l’ho fatto giocare per ore, come a consolarlo e per farmi perdonare. Sono certa che lo ha fatto. Però è drammatico che esistenze così pure non possano chiaramente dire quando e perché stanno male. Non possono darci informazioni precise. Anche per questo, è morto all’improvviso, lasciando un vuoto incolmabile in tutti noi. Non riesco ancora a parlarne. Durante la visione della produzione di Dumbo pensavo proprio a questo: un elefantino neonato, deriso da tutti per le orecchie davvero troppo grandi, quanto doveva stare male dentro di sé e poi pure separato dalla sua mamma? Questa comunicazione verbale impossibile è stata ovviata con l’uso dell’animazione dell’animale, così da caricare il linguaggio non verbale che contraddistingue gli animali animati, caricandoli di una storia tutta emozioni, quasi che quelle suscitate in noi servano da specchio a quelle zoologiche. Spank quello dei cartoni parlava con la sua padrona. Invece Dumbo non parla ma è la narrazione filmica a farlo attraverso una storia di sofferenza, in cui vengono utilizzati dolori che un uomo fatica a sopportare, figurarsi un neonato. Perché Dumbo è vittima di bullismo e di emarginazione per un difetto fisico che diventerà il suo punto di forza. E poi è separato appena nato dalla mamma. Soltanto l‘immaginazione potrebbe farlo parlare e quale metodo può essere migliore che un cartone animato dell’animale. Tim Burton, invece, usa l’animazione video, ma non riesce e forse non può superare la precedente storia dell’elefante raccontata da Disney. Perché la ricarica senza discostarsi troppo dall’originale, e, di conseguenza darci nulla di nuovo.Per questo non comprendo affatto la scelta di fare un doppione che non può competere con un originale che è un cult per bambini e non.