L’Amazzonia brucia
La notizia della foresta amazzonica in fiamme l’ho appresa da una foto tremenda accompagnata da un post di Lewis Hamilton su Instagram. E stare in ferie a godersela e leggere che la foresta amazzonica sta bruciando a ritmi record ti sprona a correre a comprare il giornale. Sì perché Amazzonia in fiamme significa perdere il 20% dell’ossigeno che respiriamo, ed è qui vive il 10% delle specie del pianeta. Più di un campo di calcio viene distrutto ogni minuto ogni giorno. La foresta quest’anno ha subito l’80% in più degli incendi rispetto al 2018. Quello che più mi ha infastidito è che la foresta amazzonica è pluviale, quindi non è caratterizzata da un ambiente secco (c’è comunque una stagione delle piogge e una stagione secca, che va avanti da giugno a novembre), che favorisca l’espandersi di incendi spontanei. No, qualcuno deve appiccarli. In particolare, sono comuni gli incendi appiccati da chi compie disboscamenti illegali: dà fuoco agli alberi per far allontanare le popolazioni indigene che vivono nella foresta o per nascondere le prove delle proprie attività di deforestazione. Essendo cosa nota, la Nasa e l’Istituto nazionale di ricerche spaziali del Brasile (INPE) monitora via satellite lo sviluppo di questi incendi dolosi. Le immediate conseguenze di questa inettitudine degli uomini riguardano possibili rischi e minacce per la popolazione e la fauna selvatica, sul lungo termine a destare maggiori paure sono le conseguenze che una perdita di così vaste coperture arboree potrà avere sul clima, finendo per aggravare e accelerare il riscaldamento globale. Preoccupa ancora di più l’ammonimento di alcuni scienziati che ritengono l’Amazzonia vicina a un punto di non ritorno. Per costoro, la regione è stata devastata al punto che persino un piccolo aumento nella deforestazione potrebbe far trasformare la foresta in qualcosa di simile a un mosaico di foresta e savana. Oltre a distruggere per sempre enormi porzioni della foresta pluviale più grande del pianeta, questo cambiamento rilascerebbe enormi quantità di gas a effetto serra che potrebbero accelerare il declino di ciò che resta della foresta.