Pompei: dopo i crolli, un furto
Facciamola crollare sotto la polvere che l’aveva conservata nei secoli dei secoli e lasciamola depredare dai suoi tesori, che sono i nostri… Povera Patria, direbbe Battiato, povera Pompei, diciamo noi… Riemersa dal 79 d.c. nel 1748, per essere di nuovo distrutta nei nostri giorni dall’inadempienza dell’uomo. La mattina del 24 agosto del 79 d.c., intorno alle ore 10, la lava solidificata che tappava il cono del Vesuvio esplode sotto la spinta di gas. Piovono lapilli fino al 28 agosto accompagnati da esalazioni di gas venefico. Su Ercolano invece arriva impetuosa – e impietosa – una valanga di fango, fatto di cenere e acqua, che travolge il paese. Gli uomini di allora certo non se la passarono bene, i sentimenti di terrore vennero plasmati dalla Natura, scultrice espressionista di corpi cristallizzati nell’orrore di una tragedia eterna, che ancora passa attraverso i calchi di gesso ricavati dai fantasmi pompeiani. La Natura ci aveva dunque provato a distruggere Pompei, mostrando quanto sappia essere crudele, ma poi, quasi pentita le aveva concesso la grazia preservandola dallo scorrere eterno. E l’uomo di oggi? I contemporanei non riescono a prestare le stesse cure della Madre e riportano in vita la città campana per farla crollare pezzo dopo pezzo, e lasciarla tranquillamente saccheggiare. In 5 anni 29 crolli, e oggi l’annuncio di un furto: un pezzo di affresco raffigurante Artemide che decorava uno dei cubicoli della Casa di Nettuno. La dea della caccia e il fratello Apollo non potranno più guardarsi l’una negli occhi dell’altra, tanto meno farsi intravedere tra ormai sbiaditi ocre e tracce di rosso pompeiano. Un colore raffinatissimo e brillantissimo nel passato che ci offre uno dei pochi esempi di quanto fosse bella la pittura dei tempi antichi. Chi ce lo dice che era una tinta accesamente intensa? Plinio. Si trattava di un’ocra rossa di origine inorganica naturale, composta da ossido di ferro. Per accentuarne la vivacità si passava alla fine una “mano” di cera, come prevedeva la tecnica dell’encausticazione, che è stata Pompei a insegnarci e tramandarci. E già perché se sono pervenuti ai nostri giorni statue, bronzi, mosaici, poco è sopravvissuto di pittura… Colpa dello scorrere del tempo e della Natura, quella terribile… Ma che l’uomo allora riveli il suo volto paterno e smetta di trascurare quelli che sono anche suoi figli.
2 Risposte
[…] Pompei ormai da anni cade a pezzi e quello che la natura aveva a preservato nei secoli dei secoli viene pian piano disperso dall‘incuria dell’uomo moderno. È soprattutto l’antica culla della civiltà della Magna Grecia a farne le spese. Pompei, abbiamo citato, ma a Taormina l’Italia si è segnalata per una grandissima figuraccia taciuta da quasi tutti i telegiornali nazionali per la gravità di dimostrare con troppa evidenza lo squallore in cui è gettato il Belpaese. A Taormina era prevista l’esposizione di tre dipinti di Antonello da Messina. Ma niente da fare: non sono riusciti a formulare in modo corretto tutti i documenti richiesti per i prestiti e così niente mostra o meglio niente Antonello da Messina. E non si trattava di una mostra qualunque ma di quella in corrispondenza alla al G7 di Taormina, quindi la figuraccia è a livello internazionale. Oggetto del contendere sarebbero stati alcuni documenti “più volte – sottolinea la Regione – richiesti e mai forniti dal Comune di Taormina”. I tre capolavori di Antonello da Messina esposti erano L’Annunciata di Palazzo Abatellis di Palermo, il Ritratto di ignoto del Museo Mandralisca di Cefalù e la Tavoletta bifronte del Museo Regionale di Messina, insieme con l’Ecce homo di Caravaggio, tuttora visibile, costituivano il circuito della mostra dal titolo Unescosites/Italian Heritage and Arts, inaugurata l’8 aprile e in programma fino al 30 giugno a palazzo Corvaja, che resta da vedere. Cosa resta da fare? Andarseli a cercare, cogliendo la possibilità di un tour per la Sicilia. […]
[…] Qui ho pensato che potevo scoprire cosa mangiavano 2mila anni fa i Romani, facendo una ricerca su Pompei, dove sono stata in visita quando ero ancora ventenne. La lava ha cristallizzato sotto di sé e […]