Nymphomaniac non fa godere
La storia è lunga, premette Joe, la protagonista di Nymphomaniac. Per questo Lars von Trier, sceneggiatore e regista decide di spezzare in due volumi il suo ultimo film. Vista la premessa ci si aspetta una sorta di Corazzata Kotiomkin, resa piccante da scene hard. Tuttavia già dal primo volume le aspettative sono disattese. La versione italiana è censurata e vietata ai minori proprio per le immagini “proibite”… Insomma, scordatevi di vedere un pornazzo d’autore. Sul grande schermo c’è una donna sola e ninfomane che – non si capisce perché – racconta tutta la sua vita più intima a un uomo solo e vergine appena conosciuto. E noi guardoni del pubblico non possiamo guardare la versione originale perché possiamo tenerci un presidente del consiglio che va a puttane, ma non vedere al cinema rapporti sessuali espliciti. L’accesso al primo volume è proibito ai minori di 14 anni, il secondo addirittura ai minori di 18. Amen.
Anche Lars von Trier rimane al di sotto delle aspettative. La forma è originale, ma fine a se stessa. Nemmeno i contenuti sono all’altezza del regista di Idioti, anch’esso drasticamente censurato nella versione italiana. Piuttosto che ricercare coincidenze, cui anche l’anziano vergine non può credere, e di puntare su metafore con il mondo della pesca, che neppure Sampei apprezzerebbe, il cineasta danese poteva impegnarsi ad analizzare nel profondo la ninfomania, le sue cause, la dipendenza. Non facendolo, resta solo la provocazione. Anche l’unico spunto contenutistico interessante – ossia la necessità di sospendere il (pre)giudizio, soprattutto in materia sessuale – che mi ha spinto a proseguire con la visione del secondo volume – con la fine di questo, si è spento. In un sol colpo.
Il porno filosofico di Von Trier ha poco di entrambe le cose. Sicuramente scarseggia il porno, quantomeno nella versione di 4 ore finora distribuita, ma sembrerebbe anche in quella estesa in cui il cast di controfigure pornostar dovrebbe mostrarsi in tutta la sua nuda professionalità e invece non pare esserci molta più carne sullo schermo. Purtroppo suona tutto come operazione di marketing più o meno voluta. I pareri di chi ha potuto vedere il director’s cut sembrano concordi: meglio la versione corta, voluta dai produttori perché cinque ore e mezza di Lars Von Trier, anche con il porno, sono francamente troppe. C’è di buono che, scrivendo di Nymphomaniac, anche blog apparentemente rispettabili possono cercare di sfruttare un po’ di “effetto porno”. Che si sa, è una keyword che indicizza sempre molto bene. Qui su Alimentarmente abbiamo già sperimentato grazie a La vita di Adele, che per inciso sull’eroticità batte Nymphomaniac a tavolino, l’arrivo di visitatori in cerca di “film porno senza limiti”. Insomma parlare di sesso fa sempre bene, soprattutto agli ascolti. Farlo con sesso e soprattutto con senso e costrutto è ancora faccenda complicata. Le sequenze di Fibonacci pare non abbiano aiutato Lars ad orientarsi nel suo viaggio erotico e il messaggio del film è infine abbastanza banale e incorretto: una ninfomane non è altro che una donna che si comporta sessualmente come un uomo. E guai a giudicarla!