Resistenza naturale: vignaioli ribelli al cinema

Di solito preparo i pezzi per il blog con largo anticipo, qualcuno lo lascio abbozzato nelle bozze per non perdere dalla testa un pensiero, altri li ho programmati già per l’anno prossimo. Comunque questo articolo appena pronto verrà pubblicato istantaneamente. Perché se un film non supera un “periodo di prova” di poco meno di tre giorni sarà tolto dalla programmazione. A spiegarlo è Jonathan Nossiter, regista di Resistenza naturale, che la strana coppia ha visto in anteprima al cinema Apollo di Milano e che da giovedì 29 maggio uscirà nelle sale italiane.

Rientriamo ora, dopo un’ora e mezza di visione e un’altra buona ora di discussione con i “protagonisti” del film: vignaioli resistenti e un regista resistente. Resistenti all’agroindustria e alle normative europee che legiferano sul mestiere più antico del mondo snaturalizzandolo con etichette che descrivono allo stesso modo vini prodotti a centinaia di chilometri di distanza o che vengono bocciati come non doc, per allontanarsi dal “colore paglierino con riflessi verdi”. Ma se un’estate troppo assolata ha “cotto” la buccia dell’acino ingiallendo il colore del vino? Non va bene, a meno che non lo si tratti per riportarlo al color paglierino.

resistenza naturale

Partiamo, per coerenza, da sinistra verso destra: al microfono Stefano Bellotto, affiancato da Stefano Borsa, detto il “rivoluzionario”. Con la luce (della telacamera) è il regista Jonathan Nossiter accanto a cui siede Corrado Dottori.

Preparatevi a partire per un viaggio attraverso le campagne italiane. Quella di Novi Ligure coltivata da Stefano Bellotti della cascina degli Ulivi, che scientificamente e con una passione stretta in una maglietta con bicchiere mordente che porta la scritta www.glougueule.fr, mordace “ruba” la “roba” – avrebbe scritto Verga – del vicino per metterla a confronto con la sua: scapigliata quella del Bellotti come i suoi capelli, fredda come cemento quella del vicino “coltivata” non secondo natura, ma secondo le regole.


Tre donne indossano in abiti moderni i tratti delle contadine rinascimentali. Valeria Bochi, con Corrado Dottori a cura dell’azienda marchigiana La distesa, pur essendo nata a Milano, trasferitasi in Cupramontana sembra avere preso i tratti delle madonne locali del Piermatteo d’Amelia. Giovanna Tiezzi pare Ginevra de’ Benci ritratta da Leonardo, con Stefano Borsa detto il “rivoluzionario” per aver preferito uscire dal Chianti doc piuttosto che snaturare la terroir, guida l’agriturismo di Pacina.  Elena Pantaleoni è l’imprenditrice dell’azienda La stoppa, il cui nobile aspetto nobile aspetto mi ricorda Caterina Sforza.

Attore non protagonista tra i f-attori è Gianluca Farinelli, direttore della Cineteca nazionale di Bologna che, come gli spezzoni introdotti nel film da Nossiter, ci mostra la differenza di valore tra il cinema di ieri e quello di oggi. Non un cinema vecchio, bensì da ritrovare.

Insomma, una miscela di uve per realizzare il vino naturale di Jonathan Nossiter, da bere smoderatamente da giovedì 29 maggio.
Noi vi diamo un assaggio del buon bere in due video-interviste del regista che ci raccontano:

  • come non etichettare il film

 

  • cosa ha determinato la scelta degli spezzoni

 

 

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Una risposta

  1. 28 Maggio 2014

    […] stesso modo si entusiasmano per Manzoni, Piero, a Palazzo Reale o si incendiano davanti a un bel film di denuncia. Escono tutti i giorni e le sere insieme, camminando l’una e l’altra insieme, per […]

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