La sala d’attesa god don’t
L’anticamera alla sala d’attesa del reparto è la sala d’attesa dell’accettazione, che non accetta. Infatti, non si sa perché – è già affollatissima prima che inizi l’orario di ricevimento. Come fai a saperlo? Anche tu allora sei nella folla? Assolutamente sì, ma non per scelta: Antonio per imprecisati motivi crede che il personale d’ospedale in ogni caso debba essere già all’opera fuori orario. Sicuramente… va beh non è l’unico a crederlo perché, appena arrivi e non puoi prendere il numerino, non essendo ancora acceso il macchinario, scatta la guerra tra poveri: “Ueeeee, c’è la coda”. “Ok, ma se entro, e vedo un assegna numeri, mi prenoto”. Arriva il personale e la coda si mette in coda ordinata per prendere il numero. Seconda sala d’attesa. Quella del reparto: la folla dell’accettazione è tutta qui. Ma stavolta freghi tutti, bruciandoli sul tempo, mentre loro si sparano cappuccino e brioche al bar e tu hai uno snack alle mandorle in borsa per recuperare le forze. A far passare l’attesa, con te ci sono gli occhi puntati su di te a cercare di capire perché sei lì tra quei parrucconi, pelati e anziani. I tuoi occhi sussurrano in labiale urlante “Cazzo vi guardate? Siamo nella stessa merda, soltanto che io sono giovane, tiè”. E non so cosa sia meglio. Durante i miei due ricoveri era pieno di prefiche, pronte a piangere in funerali inesistenti. Menagrame di menagrame, che appena ti vedono con gli aghi in vena o la testa fasciata, fanno un versaccio e iniziano a borbottare: “poverina, poverina, così giovane”. Qui gli occhi tacciono, il gesto dell’ombrello non si può fare perché rischi di far uscire l’ago, la bocca tace, perché le menagrame parole vogliono. In particolare, una prefica l’ho beccata a entrambi i ricoveri. Estremamente somigliante a una mia vicina di casa baby pensionata da quando sono nata. Altri compagni d’attesa sono le riviste peggiori sul mercato. I titoli fanno precipitare nella paranoia da orrore. E lo scritto più interessante che trovi e riesci a leggere è un pamphlet sul melanoma. Troppo, già l’ambiente non è allegro, malgrado tinte rosse e arancio abbiano tentato invano di colorarlo. Finchè, come per miracolo, si accende dio Televisione e tutti gli occhi da me si spostano al cielo. C’è Uno Mattina Estate con un presentatore, che ha preso il sole con un cappello troppo invadente il viso e una presentatrice che ha preferito ricoprirsi di terra. Getti un occhio sul melanoma. Ma lo richiudi in fretta, per non fare sempre la snob. Guardi dio e capisci perché non ci hai mai creduto. E mai ci crederai perché parte Dolce casa. In uno studio orrandamente arredato compare sovraimpressione la scritta: Segni particolari? Bellissimi! Dietro La vera bellezza I bellissimi esemplari di vera bellezza sono Carmen di Pietro, Maria Anziano, un tipo noto che non ricordo come si chiama. Ha le sopracciglia fonate all’insù, è marrone, pizzetto a parte color bianco: da pauraaaaa. E finalmente è il mio turno.