Il Corriere della Sera si oppone alla dieta anticancro
Non tollero che il malato oncologico venga trattato come un disperato che si attacca a qualsiasi appiglio per tirare avanti qualche anno in più. Per questo motivo, ieri mi sono imbattuta in un articolo del Corriere della Sera che mi ha fatto imbestialire e al quale ho controbattuto scrivendo un messaggio privato alla testata. Privato perché il corriere online non conosce contradditorio rinunciando al form dei commenti. Vero è che sarebbe complicato per una testata come questa mediare tutti i commenti che potrebbero arrivare, ma il commento del lettore dovrebbe essere visto come un surplus, non un’interferenza. Allora li cerco su Facebook per spiegare loro che a indicare una dieta povera di zuccheri e carne rosse non è la testa, magari malata come la mia, del malato di tumore, ma è il codice europeo anticancro, redatto dallo Iarc a consigliarla, avvalendosi di una commissione scientifica di spessore internazionale. Mentre il loro link alla pagina di Aimac nemmeno funziona, al contrario di quello a Favo, ma onestamente chi conosce quest’associazione che oltretutto è composta da volontari, i quali nessuno garantisce abbiano conoscenze scientifiche?
Oltretutto lo sportello cancro, che è il recipiente che contiene l’articolo, è in collaborazione con la Fondazione Veronesi, alla quale appartiene il nutrizionista ricercatore Marco Bianchi che divulga la dieta dello Iarc come regime anticancro. Ha realizzato pure un piatto esemplificativo di cosa è meglio consumare. Mancano zucchero e carni rosse, mentre in calce è specificato che i cereali devono essere integrali.
Allora ho chiesto chiarimenti alla testata ed Elena Meli, l’autrice dell’articolo ha risposto alle mie rimostranze su chi “prescrive” un regime alimentare povero di zuccheri e carni rosse così:
Qui troverà l’indagine FAVO condotta in collaborazione con AIMAC (https://www.aimac.it/) nella quale si dimostra che i pazienti con una diagnosi di tumore modificano di loro iniziativa la dieta, in modo giudicato erroneo da nutrizionisti e oncologi. Lo scopo dell’articolo è proprio quello di confutare l’equivoco che porta molti malati a non poter sostenere la chemioterapia perché troppo deboli fisicamente: la dieta adeguata per la prevenzione, che lei giustamente sottolinea, NON è quella indicata per chi ha avuto una diagnosi (cit: la dieta che riduce carne e latticini, scrivo, “può avere un senso quando si pensa alla prevenzione dei tumori ma ne ha molto di meno quando il cancro c’è e servono tutte le energie possibili per combatterlo“). Questo non lo sostengo io, ma l’Associazione Italiana di ONcologia Medica, la Federazione delle Associazioni di Volontariato ONcologico e la Società Italiana di Nutrizione Artificiale, che in proposito hanno firmato un accordo di cui parlo nel pezzo proprio per far sì che i pazienti non siano lasciati a loro stessi ma abbiano chi li possa guidare in una corretta nutrizione. Che non è l’abbandono della carne o dei latticini per inserire aloe e curcuma, in caso di tumore diagnosticato: è chiaro che non si intende nutrire i pazienti con carne rossa ogni giorno, ma le proteine animali servono per sostenersi e non entrare in cachessia.
Nessuno peraltro pensa che i pazienti siano scriteriati, la situazione è semplicemente questa, come osservo nell’articolo: “…la maggioranza dei malati vorrebbe avere informazioni per una dieta adeguata …. appena il 10 per cento viene seguito da un nutrizionista. La maggioranza quindi si organizza da sé… Il primo diritto del paziente è avere informazioni corrette e una valutazione del rischio di malnutrizione al momento della diagnosi di tumore”.
Tuttavia la dieta povera di zuccheri, carne e e latticini previene anche dall’eventualità di una recidiva. Inoltre, io che seguo questo tipo di regime alimentare ho sempre le analisi del sangue perfette e non mi sento affatto debilitata. Ma non ho preso parte all’indagine FAVO-AIMAC e non ho fatto chemioterapia. Condivido appieno che sia opportuno per il malato oncologico essere seguito da un oncologo e un nutrizionista e sono certa che nessun nutrizionista voglia indebolire il fisico del paziente. Nella mia esperienza personale, il dottor Franco Berrino, cui mi rivolgo per la questione prevenzione, quando ha sentito che avevo deciso di operarmi nuovamente per una risonanza magnetica che mostrava quello che ad operazione fatta si è rivelato un’edema provocato dalla radioterapia, mi ha subito dissuaso dal fare il digiuno che avevo preso in considerazione come ultima arma contro il cancro, per non indebolirmi in vista dell’operazione. Così ho fatto.
Ora leggo il pamphlet inviatomi e ne riparliamo prossimamente. Buon pranzo, qualunque cosa mettiate nel piatto. Io mangerò orzo integrale con radicchio.