Chiamami col tuo nome
Sono andata a vedere Chiamami col tuo nome, non perché premiato alla notte degli Oscar come miglior sceneggiatura. Semmai reputo che un film premiato con la statuetta non debba essere visto perché quasi sicuramente è un’americanata. Ma del film di Luca Guadagnino ne parlavo qualche sera fa con gli amici, che hanno pensato di andarlo a vedere approfittando della riproposizione del film di Guadagnino in alcune sale cinematografiche benché fosse fuori programmazione. Ne parlavamo per la scena della pesca “ripiena” che ha dato scandalo, in realtà marginale sia nel libro da cui la sceneggiatura è tratta, che nella proposta cinematografica. Ci sto, leggo la sceneggiatura e penso a Teorema di Pier Paolo Pasolini. E qui interrompo subito, sottolineando che i due film non hanno nulla a che vedere l’uno con l’altro, se non la descrizione di una famiglia borghese, ma con quanta differenza. Sono di parte, ma Pasolini in confronto spacca. Sia Guadagnino che Pasolini ritraggono la borghesia attraverso una bellezza estetica che toglie il fiato: la villa di campagna dove soggiornano le due famiglie è il locus amenus per eccellenza, bellissimi gli interpreti, soprattutto le matrone Silvana Mangano e Amira Casar, alti i loro passatempo: la lettura in lingua orginale, la musica di Liszt, rivisitato secondo gli stili dei più grandi musicisti del Seicento, la Lacrimosa dies in Teorema. E, infatti, quest’ultimo non ricevette alcun Oscar, se non l’attacco della Chiesa cattolica che lo indicò come osceno, mentre l’ala più progressista lo esaltò al punto da attribuirgli il premio dell’OCIC (Office catholique international du cinèma). Nel settembre 1968 il film venne sequestrato per oscenità dalla procura della Repubblica di Roma, Pasolini e il produttore Donati Leoni finirono sotto processo per aver svelato l’attrazione della borghesia per l’autenticità. La verità va nascosta, non si devono raccontare i bassi istinti. Bassi? Ma alla fine, il tribunale di Venezia assolve i due con la sentenza che afferma:
Lo sconvolgimento che Teorema provoca non è affatto di tipo sessuale, è essenzialmente ideologico e mistico. Trattandosi incontestabilmente di un’opera d’arte, Teorema non può essere sospettato di oscenità”.
Nessun misticismo percorre invece Chiamami col tuo nome, si tratta piuttosto della storia adolescenziale di Elio, alle prese con le prime faccende amorose durante le vacanze estive in montagna. Anch’io da ragazza trascorrevo spesso qualche giorno nei loro stessi luoghi, ossia in montagna in Val di Scalve con la mia amica Spappy. Ricordo le interminabili partite a Risiko, nel film giocano a carte, l’ormone a palla, pronto a scatenarsi davanti al primo essere vivente di sesso opposto, le passeggiate, i tuffi nelle acque gelide da assideramento delle cascate che tra i percorsi di montagna cascavano. Una volta non sono riuscita proprio a tuffarmi perché avevo visto un pescione che mi ricordava uno di quei mostri marini della credenza medievale. Doveva essere uno scorfano d’acqua dolce, tanto era brutto. Nascondere agli adulti che l’ormone era a briglia sciolta, fingendosi ancora innocenti e brave ragazze. La Spappy mi aveva sgridata per il succinto costume con cui giravo per i sentieri di montagna. Se lo avessero detto a suo nonno che figura ci avrebbe fatto? E quante stronzate abbiamo combinato, alcune non posso nemmeno riferirle, perché passibili di reato.
Guadagnino inserisce tutti i cliché dei primi amori, come la falsa ostilità nei confronti di chi invece piace, il mal d’amore che pare insuperabile mentre lo è facilmente, l’ormone, dicevo: da adolescente ti piacciono tutti, ti prendi uno, lo lasci, hai le prime esperienze sessuali e puoi anche innamorarti, amori da Cioè e quanta attrazione per amori impossibili o proibiti. Tutti questi meccanismi della scoperta del sesso e dell’amore sono contenuti in Chiamami col tuo nome, se non fosse che Elio si innamora di Oliver, studente maschio del padre, molto più grande di lui ancora diciassettenne. I genitori contrasteranno questo amore omosessuale e prematuro? No: questa è la forza del film che presenta un amore omosessuale e marchiato dalla differenza di età come assolutamente normale. Poi c’è tutto il mondo degli anni Ottanta, la moda inguardabile, la musica inaudibile, le tastiere. Chi ha proposto di andare a vedere il film, arrivato a casa ci ha mandato questo video che in merito descrive tutto:
E la scena della pesca? Succosa, ma niente di che!