Neuroni specchio dell’anima
Secondo le neuroscienze, i neuroni sono lo specchio delle nostre emozioni.
Questi neuroni-specchio delle emozioni sono stati localizzati nella corteccia cingolata del cervello e si attivano sia quando si prova dolore, sia quando si osserva il dolore altrui.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Current Biology, ha indagato cosa accade nel cervello dei ratti, quando vengono loro mostrati dei loro simili che soffrono. Da qui, la scoperta: quando i ratti osservano il dolore altrui, si accendono gli stessi neuroni (localizzati nella corteccia cingolata) che si attivano anche quando è l’animale stesso a soffrire.
I ricercatori hanno registrato l’attività cerebrale di ratti cui venivano mostrati altri loro simili sottoposti a deboli scosse dolorose: hanno così scoperto che la reazione di paura che li portava a immobilizzarsi, nasceva dall’attivazione degli stessi neuroni della corteccia cingolata che si accendono quando gli animali provano dolore sulla propria pelle. Inibendo l’attività di questi neuroni a specchio con un farmaco, i ratti spettatori non percepivano più il dolore altrui e non si immobilizzavano per la paura.
Questo meccanismo è simile a quello dei neuroni specchio coinvolti nel movimento e nella previsione delle azioni altrui. Potrebbero essere presenti anche nell’uomo, risultando cruciali per comprendere i meccanismi dell’empatia che si inceppano in diverse malattie psichiatriche.
“La cosa più affascinante – afferma, infatti, Christian Keysers, coordinatore dello studio – è che tutto questo accade nella stessa regione del cervello sia nei ratti che negli umani. Abbiamo già dimostrato che l’attività della corteccia cingolata negli umani aumenta quando vediamo qualcuno che soffre, a meno che non parliamo di criminali psicopatici che mostrano un’evidente riduzione di questa attività”. Lo studio, dunque, potrebbe fare luce su questi disturbi mentali, ma non solo. “Ci dimostra anche che condividiamo i meccanismi fondamentali dell’empatia con animali come i ratti: l’empatia, la capacità di sentire le emozioni degli altri, è dunque profondamente radicata nella nostra evoluzione”.
Ma nella pratica, come può essere utile questa ricerca?
Bloccando l’attività dei neuroni specchio delle emozioni, i ratti non percepivano più il dolore altrui. Lo stesso potrebbe accadere anche nell’uomo: ciò aiuterebbe a capire cosa sta alla base della ridotta empatia presente in alcune condizioni psichiatriche. E, perché no, scoprire come poter aumentare l’empatia che proviamo verso gli altri.