Il cambiamento climatico potrebbe portare alla fine del mondo nel 2050
Dopo il 5 giugno ho continuato a interessarmi sulla questione ambiente e mi sono imbattuta in uno studio sconvolgente, che afferma che probabilmente la civiltà umana finirà’ nel 2050.
La fine del mondo ha sempre terrorizzato soprattutto gli abitanti di fine millennio, convinti che con esso finisse tutto il resto. Giovanni aveva seminato il panico con l’Apocalisse: “Quando i mille anni saranno compiuti, Satana verrà liberato dal suo carcere e uscirà per sedurre le nazioni ai quattro punti della terra”. In pieno Medioevo la gente temeva la profezia che si risolse con un nulla di fatto, nel Duemila stesso scenario apocalittico, ma si temeva fosse il mondo virtuale a decedere. Stavolta ad avvisare furono i veggenti del Millennium bug: al cambio di data della mezzanotte tra venerdì 31 dicembre 1999 e sabato 1º gennaio 2000 nei sistemi di elaborazione dati sarebbero andati in tilt e non avrebbero riconosciuto questo cambio. Ricordo che quel giorno con mia sorella e una mia amica avevamo comprato dei biglietti del treno per varcare il confine e andare in Francia a festeggiare il capodanno. Ma in stazione trovammo l’avviso che i treni non sarebbero partiti proprio per eventuali disordini determinati dal Millennium bug. Non ricordo cosa facemmo quel capodanno, ma sono certa che il mondo non finì, neppure quello virtuale che, anzi, iniziò a “socializzarsi”, infatti, dopo soltanto 4 anni,nasce Facebook, mentre 3 anni prima i R.E.M. cantavano It’s The End Of The World. Ora la minaccia torna dall’analisi, pubblicata dal Breakthrough National Centre for Climate Restoration (un centro di ricerca e innovazione a Melbourne, in Australia), che descrive il cambiamento climatico come “una minaccia su breve-medio termine all’esistenza della civiltà umana”. E, se rimarremo indifferenti, probabilmente nel 2050 la civiltà dell’uomo finirà. Al momento, si legge nell’analisi, “i sistemi del pianeta e quelli umani raggiungeranno ‘un punto di non ritorno’ entro metà secolo, e la prospettiva di una Terra in gran parte inabitabile porterà al crollo delle nazioni e dell’ordine internazionale”. Secondo l’analisi, l’unico modo per evitare si cada in questa situazione e tutti i rischi relativi è “una mobilitazione di emergenza simile per proporzioni a quella della Seconda Guerra Mondiale”. Tuttavia, questa volta, concentrata a costruire rapidamente un sistema industriale a zero emissioni per avviare il ripristino di un clima sicuro.
Secondo il report, raggiungeremo i 3°C di riscaldamento globale, che a loro volta amplificheranno i processi di feedback ambientale che provocano un ulteriore riscaldamento. Di conseguenza, si verificherà il collasso di ecosistemi fondamentali “compresi i sistemi di barriera corallina, la foresta amazzonica e l’Artico” accelererà. Il risultato sarebbe devastante, questo è lo scenario post atomico immaginato: “Quasi un miliardo di persone sarebbero costrette a migrare da condizioni invivibili, e due miliardi vivrebbero comunque in condizioni di scarsità idrica. L’agricoltura collasserebbe nella regione sub-tropicale e la produzione di cibo si ridurrebbe drammaticamente a livello mondiale. La coesione interna di nazioni-stato come gli Stati Uniti e la Cina crollerebbe.
“Anche se il riscaldamento si fermasse a 2°C, oltre un miliardo di persone avrà bisogno di spostarsi e, nelle previsioni più estreme, la scala di distruzione appare oltre alle nostre capacità di simulazione, con un’alta probabilità che la civiltà umana finisca”, sottolinea il report.