Contro punture di insetti e animali

Una delle peggiori seccature che può capitare quando si è in vacanza è essere morsi da insetti o animali. Alimentarmente non vuole essere catastrofista, anzi vi augura di trascorrere delle buone vacanze. Tuttavia, sarà l’aumento di passeggiate o mangiate all’aperto, di gite, escursioni, scampagnate, oltretutto, per sopportare il caldo, siamo meno vestiti e, di conseguenza, nemmeno i tessuti possono difenderci da punture di insetti. Ma bisogna fare i conti con gli altri esseri viventi!

Le punture di api, vespe e calabroni

 

possono causare shock anafilattico; tuttavia si tratta di insetti appartenenti alla famiglia degli imenotteri, che generalmente attaccano soltanto se si sentono minacciati. Ma quanti pasti a base di pesce diventano insopportabili per dover tollerare come commensali vesponi sgraditi e temibili. E poi non si dimostrano molto pacifisti se si pensa che Federasma conta che ogni anno pungono oltre cinque milioni di italiani, provocando reazioni allergiche, da lievi a gravi, in una percentuale compresa tra l’1 e l’8% della popolazione.

Qualora ci pungano, gli esperti consigliano di verificare se il pungiglione è rimasto conficcato nella cute (succede con l’ape, che muore in seguito alla perdita della sezione posteriore del corpo). Nel caso lo si deve rimuovere immediatamente e con delicatezza (preferibilmente con una pinzetta smussata), in modo da non rompere il sacco venefico che potrebbe rilasciare altro veleno nella cute. Successivamente si deve detergere la ferita con acqua e refrigerare con ghiaccio (avvolto in un canovaccio) la parte lesa, per lenire bruciore, rossore e gonfiore. In caso contrario, se col passare del tempo l’infiammazione si estende e arriva a interessare una zona di 10 centimetri o più di diametro, si è in presenza di una reazione allergica locale. In questo caso si può ricorrere a una crema antistaminica o cortisonica (anche in combinazione con antibiotico, come gentamicina e betametasone, per scongiurare il pericolo di successive infezioni, ed eventualmente anche a farmaci cortisonici e antistaminici per via orale, solo dietro prescrizione medica. Io, che sono ipocondrica, farei un salto in guardia medica, in ogni caso. Invece, se dopo pochi secondi o minuti dall’evento, soltanto eccezionalmente dopo una-due ore, dovessero comparire orticaria, formicolio al cuoio capelluto, ai palmi delle mani e dei piedi, vertigini, disturbi respiratori o addirittura perdita di coscienza, significa che è in corso una reazione allergica sistemica (che interessa cioè tutto l’organismo), chiamata shock anafilattico. L’anafilassi può provocare un collasso cardiocircolatorio, per cui bisogna immediatamente chiamare il 112 o recarsi al pronto soccorso, dove verrà somministrata adrenalina. Inoltre, è raccomandato di sottoporsi all’immunoterapia specifica con veleno purificato di imenotteri, una terapia da eseguire in ambiente ospedaliero, che è in grado di prevenire successive reazioni sistemiche in circa il 95% dei casi, e di munirsi di preparazioni di adrenalina pre-dosata in siringa autoiniettabile, da portare sempre con sé. Si può prevenire di essere attaccati dagli imenotteri, evitando colori sgargianti e profumi intensi che li attirano. Non tentare mai di distruggere un alveare o un nido e, in caso di attacco, allontanarsi molto lentamente, senza tentare di scacciare gli insetti poiché i movimenti bruschi li rendono ancora più aggressivi. Non bere mai direttamente dalle lattine aperte e verificare sempre che i frutti colti direttamente dagli alberi non nascondano insetti. Le punture in bocca o in gola sono particolarmente pericolose anche in assenza di allergia, perché il rigonfiamento che ne deriva potrebbe ostruire le vie aeree.

Le punture di zanzare, zanzare tigri e tafani

Poi ci sono le più detestate: le zanzare, che sono ematofagi perché succhiano il sangue delle loro vittime per sopravvivere. A questa famiglia oltre alle zanzare comuni, appaertengono le zanzare tigri (originarie del sud-est asiatico e arrivate in Italia nel 2000, hanno un veleno più tossico rispetto alle loro cugine europee),
i pappataci (insetti simili a zanzare di piccole dimensioni), i tafani (che somigliano a grosse mosche dalla forma allungata, di colore grigio o bruno).
Normalmente gli ematofagi in Italia non rappresentano un rischio per l’uomo, non essendo veicoli di malattie letali come avviene in altri Paesi, ma è comunque bene sapere come trattare le loro punture, che potrebbero dar luogo a pericolose infezioni. Quando pungono, si avverte dolore intenso seguito da prurito localizzato e pomfo circoscritto. Alcune persone, tuttavia, hanno reazioni eccessive e presentano lesioni di dimensioni maggiori che possono evolvere in papula e successivamente in vescicola con secrezione sierosa. In questi casi, applicare del ghiaccio per attenuare il gonfiore, utilizzare gel al cloruro d’alluminio al 5% (un potente astringente e antisettico) e soprattutto non grattarsi per evitare di infettare la parte lesa. Astenersi, invece, da rimedi fai-da-te (come l’applicazione di ammoniaca e di limone o l’incisione del pomfo), che potrebbero peggiorare la situazione infiammatoria.
Peggio va con i tafani, le cui punture sono molto dolorose, ma la sostanza irritante che viene rilasciata nella pelle dal pungiglione non causa forme di allergia. Lavare accuratamente con acqua e sapone e disinfettare il punto in cui l’aculeo è penetrato nella pelle, perché si tratta di punture che possono infettarsi facilmente. Per contrastare il dolore e il gonfiore, invece, è sufficiente premere con delicatezza un cubetto di ghiaccio sulla zona e applicare sulla parte interessata una pomata antistaminica.

In campagna: le punture di zecche, ragni e vipere

 

Soprattutto chi trascorre le vacanze in campagna corre rischi maggiori, come i morsi di zecche e ragni, dei quali non si avverte dolore al momento della puntura, né prurito successivamente , ma provocano in un secondo momento lesioni locali e reazioni sistemiche potenzialmente devastanti. In caso di lesioni, arrossamenti, rigonfiamenti di cui non si conosce la causa, ispezionare accuratamente la zona per escludere la presenza di zecche. Se si trova questo insetto attaccato alla cute, rimuoverlo con attenzione, utilizzando pinzette dalla punta sottile (non toccarlo con le mani nude) e gettarlo nel wc o schiacciarlo con un sasso. Solitamente il morso della zecca comporta una reazione infiammatoria locale. Raramente compaiono febbre e ingrossamento dei linfonodi vicini alla zona della puntura. Il pericolo maggiore è rappresentato dalle infezioni di cui l’animale è vettore col batterio Borrelia burgdorferi, che causa la malattia di Lyme. Il primo sintomo (che può verificarsi anche a distanza di un mese dall’evento) provoca un eritema nella zona del morso, dalla forma simile a un bersaglio, con cerchi più rosso-chiari e cerchi più rosso-scuri. In caso di puntura di zecca in una zona geografica in cui è presente la malattia di Lyme bisogna rivolgersi immediatamente al proprio medico, che procederà agli accertamenti necessari e prescriverà una terapia antibiotica. Se non riconosciuta e curata in tempo, la malattia di Lyme si può propagare nel tempo anche ad altri organi quali cervello e nervi, occhi, cuore, articolazioni.

I morsi del ragno, invece, di solito, si notano per un evidente arrossamento cutaneo. In Italia i ragni più temibili sono la malmignatta, o vedova nera mediterranea, e il ragno violino. In caso di puntura di ragno, occorre lavare bene la cute, disinfettare la zona colpita, applicare ghiaccio e, in caso di tremori, vertigini e contrazioni muscolari, andare subito al pronto soccorso. Nei giorni successivi al morso è bene monitorare attentamente la lesione. In caso di rossore persistente, calore dell’arto, prurito intenso e dolore (sintomi tipici di un’infezione in corso), rivolgersi subito al proprio medico, che qualora sia necessario, procederà alla profilassi antibiotica e a quella antitetanica post-esposizione. I ragni possono trasmettere il tetano, quindi, se non coperti, potrebbe, essere necessario un richiamo. Per prevenire la puntura delle zecche è utile indossare indumenti protettivi con maniche e pantaloni lunghi (l’ideale è infilare i pantaloni nei calzettoni quando si attraversa un prato con l’erba alta). In ogni caso, al ritorno a casa, controllare di non avere zecche attaccate (essendo molto piccole, è necessario ispezionare bene la pelle). Per evitare le punture dei ragni, è bene ricordare che solitamente si nascondono sotto i sassi e in box o cantine poco utilizzati.

Il rischio peggiore si corre con il morso di vipera, unico serpente velenoso in Italia. Stare attenti quando si cammina in zone rocciose, fare rumore per spaventare l’animale e non appoggiare mai le mani per terra. In caso di morso di vipera si instaura nella zona un edema duro e dolente di colore rosso-bluastro con ecchimosi e si possono avvertire sintomi come secchezza della bocca e sete intensa, vomito e diarrea, crampi muscolari, pallore progressivo, vertigini e mal di testa.
Il primo soccorso consiste nell’applicare un laccio emostatico (o, in mancanza di questo, un fazzoletto, una cintura o simili) tre centimetri circa al di sopra del morso per evitare che il veleno si propaghi, mantenere il paziente disteso e immobile e chiamare soccorsi. Non tagliare la ferita da morso, non tentare di succhiare il veleno, non applicare lacci, acqua o ghiaccio.

 

Al mare: le punture di tracine e meduse

Il pericolo può venire anche dal mare, in particolare dalle punture di tracine, chiamate anche pesci ragno, e meduse. In questo caso è meglio evitare i rimedi fai da te e affidarsi ai consigli degli esperti.
Dopo una puntura di medusa, è necessario disinfettare con acqua di mare e poi con bicarbonato, medicando, quindi, la parte con un gel a base di cloruro d’alluminio.

Nel caso di puntura da tracina, mettere subito il piede sotto la sabbia calda o tamponare con acqua bollente. Il calore lenisce il dolore provocato dalle tossine velenose. Sul sito di puntura, non usare ammoniaca, limone, aceto, o alcol; non strofinare o grattare perché si corre il rischio di mandare in circolo le tossine rilasciate; non utilizzare pinzette o simili per rimuovere eventuali frammenti di tentacoli perché la lacerazione di tessuti provocherebbe la fuoriuscita di tossine e non disinfettare con acqua dolce troppo fredda o ghiaccio.

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