Coronavirus e malati di tumore

L’insistenza dei miei genitori di stare a casa è sicuramente esagerata, tuttavia è provato che il contagio è più pericoloso per le persone fragili, tra gli altri persone anziane e immunodepresse.
Ed effettivamente, nella settimana fra il 16 e il 24 febbraio una missione congiunta OMS-Cina ha esaminato la situazione nel paese colpito per primo e più duramente dall’epidemia. Fra i tanti dati raccolti, hanno rilevato che il Covid-19 è risultato particolarmente severo per le persone affette da altre malattie, come patologie cardiovascolari, diabete, malattie respiratorie croniche, ipertensione e cancro. Sappiamo che nella gran parte dei casi l’infezione si risolve senza problemi, ma per una percentuale intorno al 15 per cento della popolazione colpita si sviluppano complicanze, in un 5 per cento dei casi tanto gravi da richiedere il ricovero in terapia intensiva. Nelle persone colpite e prive di malattie concomitanti la letalità è risultata dell’1,4 per cento in media. Nelle persone colpite e prive di malattie concomitanti la letalità è risultata dell’1,4 per cento in media , molto alta (21,9 per cento) fra gli ultraottantenni e comunque superiore alla media in persone con altre patologie: 13,2 per cento nei cardiopatici e 7,6 per cento nei malati di tumore. In uno studio su 1.500 casi sempre dalla Cina, i ricercatori hanno esaminato la situazione dei malati di tumore colpiti dal virus (18) e hanno concluso raccomandando cautele speciali per prevenire i contagi, considerando anche l’ipotesi di posticipare terapie debilitanti, quando possibile. Non è chiaro quanto pesino gli effetti del cancro, delle terapie o dell’età, e neppure se per i malati di cancro sia più facile infettarsi. Ciò che si sa è che i rischi per la salute sono probabilmente superiori alla media della popolazione. In un editoriale di commento due esperti hanno commentato: “In questa epidemia di Covid-19 il principale rischio per i malati di tumore è l’impossibilità di ricevere i servizi medici necessari”.
Gli oncologi dell’Aiom (Associazione italiana Oncologia Medica) hanno fatto presente la necessità di rispondere all’emergenza anche valutando l’eventualità di rinviare i trattamenti quanto possibile: «Rinvio delle visite di follow-up e attivazione di percorsi di follow-up via mail o telefonica. Non solo. Nel caso di pazienti oncologici in trattamento attivo è opportuno che venga valutato e discusso caso per caso l’eventuale rinvio del trattamento, in base al rapporto tra i rischi (per il singolo e per la collettività) legati all’accesso in ospedale e i benefici attesi dal trattamento stesso».
Gli esperti del Cipomo (Collegio italiano dei primari oncologi ospedalieri) hanno invitato i pazienti a non spaventarsi ma a seguire serenamente delle regole fondamentali di prevenzione, le stesse consigliate a tutta la popolazione, con il consiglio di rivolgersi alla struttura oncologica di riferimento oltre che ai medici sul territorio, in caso di sintomi come febbre o disturbi respiratori. Nei giorni scorsi, al ministro della Salute Roberto Speranza ha scritto Deanna Gatta, presidente dell’associazione Alcase Italia che si batte per i diritti dei malati di cancro al polmone, chiedendo una ordinanza nazionale specifica per i malati oncologici: “Le molte migliaia di malati di cancro al polmone hanno necessità urgente di ottenere misure chiare, univoche e mirate alle loro necessità che sono, come ovvio, assai diverse da quelle di un normale cittadino che accede in ospedale”.
Negli ospedali, molte Regioni hanno deciso di sospendere le visite ambulatoriali e le procedure non urgenti e differibili e nella maggior parte dei casi le visite oncologiche rappresentano una eccezione. Chiamare in sede per ottenere le corrette indicazioni.

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