Il covid ha portato la prevenzione del cancro indietro di 20 anni
Sono usciti i numeri di quanti pazienti oncologi sono rimasti senza controlli durante il lockdown: si tratta di 230mila malati. Stefania Gori, presidente della Fondazione Aiom l’associazione dei medici oncologi, ha ricostruito questo numero a partire dai tanti che hanno visto le loro visite di accertamento o le verifiche rimandate a data da destinarsi. Se è vero che i pazienti oncologici, fortemente immunodepressi, sarebbero stati facili vittime del contagio, avrebbero potuto prestare le cure a domicilio, soprattutto per casi urgentissimi, come i malati di tumore. Quando mi hanno diagnosticato il tumore al cervello, l’istologico lo aveva valutato in trasformazione, tra il secondo stadio e il terzo. Il secondo stadio non dà le stesse tremende complicazioni di quelli superiori, le cure sono meno invasive e la massa da asportare è ridimensionata: insomma, intervenire tempestivamente è tutto e credo che se me lo avessero trovato sotto lockdown, ora non sarei qui a scrivere.
Tuttavia, e parlo da milanese, sebbene una pandemia di tale portata avrebbe trovato impreparato anche lo stato più illuminato, il sistema sanitario italiano, lombardo in primis, ha commesso degli errori imperdonabili.
E si pensi che in un mese/un mese e mezzo, il tumore al polmone può passare da operabile a inoperabile.
Ha detto il dottor Melloni, , direttore della Chirurgia toracica dell’ospedale di Cuneo: “La pandemia da Covid ha avuto un effetto devastante anche sulle malattie oncologiche e, in primo luogo, sui pazienti affetti da tumore al polmone. Ha, infatti, fatto sì che non si sia più potuto diagnosticare precocemente questo tipo di tumore, facendoci fare un passo indietro di 20/30 anni”.