A Ferragosto si ascende con A Vara di Randazzo
Oggi con l’emergenza Covid le regole di distanziamento non lo consentirebbero, allo stesso modo doveva essere quando nell’antichità si diffondeva la peste, e al posto delle conferenze di Conte, erano le grida a trattenere a casa e a raccomandare i comportamenti per non ammalarsi.
Eppure facevano grandiose feste, per le quali si realizzavano grandiose architetture in legno e carta pesta a rivestire palazzi e chiese, poi con suoni , macchine di gioia, effetti di luce, che creavano inganni e disinganni ottici, puntavano su quelli che oggi chiamiamo effetti speciali. Anche i più grandi artisti di quei tempi, eccellevano e venivano incaricati per le feste paesane di realizzare grandi opere effimere. Nella seconda metà del XVI secolo, i Medici finanziarono a Bartolomeo Ammanati un ampliamento di Palazzo Pitti, che pure ne modificò la facciata e progettò lo scalone poi il famoso cortile, considerato il capolavoro dell’architetto. Per ile nozze di Ferdinando I con Cristina di Lorena, il prezioso cortile venne completamente allagato per diventare teatro di una battaglia navale.
In Sicilia, una terra che sa ancora di antico nei suoi teatri greci e nei suoi castelli normanni, e che guarda al futuro guardando all’indietro. Perché dopo il terremoto aMessina del 1908, la ricostruzione delle città ha ricalcato i monumenti antecedenti la tragica distruzione. Festosa per dimenticare anche quell’evento, nel comune di Randazzo tutto salite e discese, a Ferragosto, la processione segue “a Vara”, un antico poderoso carro verticale, che simboleggia i tre misteri della Madre di Dio, la Dormizione, l’Assunzione e l’Incoronazione, attraverso una scansione ascensionale su diversi piani, rotanti attorno a un asse centrale, tra due nubi popolate da angeli, una ruota in movimento con S.
Si tratta di una rappresentazione dalle radici antichissime legata al culto mariano locale, ma che fin dall’origine assurse ad autorappresentazione della coscienza cittadina.
Michele Arcangelo da un lato e Cristo e la Madonna dall’altro lato, la Trinità e l’Incoronazione in cima, a coronamento di uno schema mutuato dalla tradizione bizantina.
Le origini della Vara sono probabilmente riconducibili aigli anni successivi il 1535, anno del passaggio da Randazzo dell’imperatore Carlo V. Pare, infatti, che l’élite locale, aggregandosi al corteo che accompagnò l’imperatore nel suo viaggio verso Messina, sia rimasta affascinata dai carri trionfali che i messinesi allestirono per accogliere l’imperatore. Verosimilmente fu in quella circostanza che i randazzesi presero contatto con quegli straordinari marchingegni che in seguito vollero realizzare anche a Randazzo, pressappoco nella forma che conosciamo oggi. È stato ipotizzato, diversamente, che la fonte d’ispirazione per la realizzazione di questa struttura sia stato il quadro del Caniglia di metà sec. XVI)che si può ammirare nella cappella del Crocifisso, nella basilica di Santa Maria Assunta, la chiesa madre, da cui il carro parte e torna, mentre i bambini intonano l’antico inno tradizionale “Evviva le vergini”.
La massiccia struttura con il carro meccanico e il tronco di legno e ferro è una creazione di alta ingegneria meccanica di fine Ottocento, trainata a mano da centinaia di ferventi per mezzo di due gomene. Nel tronco, irrobustito da un’ossatura di ferro, sono montati tutti gli apparati scenici su cui sono saldamente “appesi” bambini.
Nei cieli più alti del carro, infatti, ruotano in cerchio angeli bambini,omaggiati dai processanti con caramelle che vengono loro lanciate dal basso o gettate dai balconi. A muovere le ruote angeliche sono forzuti paesani che trasportano il carro per vie di Randazzo, sotto il sole cocente siculo di ferragosto, che soltanto a guardarli sudano gli spettatori.
Sicuramente mancavano, nei tempi passati, il corteo medievale dell’associazione “Sicularagonensia” e le majorettes che non si capisce, soprattutto queste ultime, cosa centrino.
Nel film Made in Italy, Nanni Loy filma la Vara di Messina svelandone tutto il meccanismo manuale: