Hopperiana fotografa le distanze sociali che impone il Covid
Alla seconda ondata di emergenza Covid non è corrisposta una ricca varietà di incontri online, come in primavera. Stamattina, ricontrollavo la contabilità di quest’anno lavorativo e, mentre passavo in rassegna e riportavo in fattura tutti gli articoli scritti in quest’anno terribile per un giornale di arte cultura e tempo libero, mi è venuta una tristezza senza fondo, ma anche un attacco d’arte. E mi è venuto in mente che la galleria online Photology ha “allestito”una bella mostra virtuale sul tema della distanza sociale. Il maestro sul tema è Edward Hopper, maestro del realismo americano della prima metà del Novecento, portato online con la mostra “HOPPERIANA. Social distancing before Covid-19”, terzo capitolo che segue le mostre di Milano (2014) e Noto (2016), “Hopperiana” vuole narrare la malinconia e la solitudine di un’intera civiltà che, giunta al massimo del suo sviluppo tecnologico ed economico, è stata costretta dagli eventi a porre un freno al suo inarrestabile avanzamento e a fermarsi per una riflessione introspettiva: un racconto visivo della contemporaneità, con i suoi non-luoghi abitati da figure alienate e le sue atmosfere solitarie e pacate. La poetica di Hopper è fatta degli stessi sfondi: interni domestici, scenografie urbane o certi paesaggi di Cape Cod, tutti comunicanti inquietudine o un’opposta intensa serenità interiore. E replica donne e uomini sospesi tra la volontà di vivere e l’incapacità di esistere, in attesa di Godot. Ogni composizione pittorica dell’artista americano ha taglio fotografico e luci a volte taglienti e fredde, altre soffuse e morbide. E, per questo, in Hopperiana sono in mostra tanti fotografi che ne hanno subito l’influenza del pittore americano: Luca Campigotto, Gregory Crewdson, Franco Fontana e Richard Tuschman,
“HOPPERIANA. Social distancing before Covid-19” è visitabile online dal 1° dicembre 2020 al 28 febbraio 2021 su Photology Online Gallery.