Il liquor cerebrale

Le cifre del cancro sono terrorizzanti: ogni anno in Italia 395.000 persone ricevono una diagnosi di cancro. 45 ogni ora. Nel corso della vita, circa un uomo su 2 e una donna su 3 si ammalerà di questa patologia, ancora oggi una delle principali cause di morte nei Paesi occidentali, nonostante i progressi, le cure innovative e i trattamenti personalizzati.

Nel 2023, il numero delle nuove diagnosi di cancro al seno ha sfiorato quota 56mila, affermandosi come il più diffuso nel nostro Paese e in assoluto il più frequente nelle donne.

Eppure, nonostante la scienza abbia fatto degli importantissimi passi in avanti, i numeri delle diagnosi e delle recidive sono ancora troppo alti.

Tra tutte le donne che oggi vivono con una diagnosi di tumore al seno, oltre 50mila devono affrontare anche la terribile realtà delle metastasi per cui il tumore si è espanso ad altri organi. Il cancro al cervello invece non dà metastasi, ma per il solito rovescio della medaglia: il liquor cerebrale, infatti, fa da barriera e non permette alle cellule malate di spostarsi in un’altra parte del corpo, tuttavia può avvenire il contrario.

oltre 50.000 devono affrontare anche la terribile realtà delle metastasi per cui il tumore si è espanso ad altri organi. Il cancro al cervello invece non dà metastasi, ma per il solito rovescio della medaglia: il liquor cerebrale, infatti, fa da barriera e non permette alle cellule malate di spostarsi in un’altra parte del corpo, tuttavia può avvenire il contrario.

D’altro canto, la vera altra brutta faccia della medaglia consiste nel fatto che la barriera del liquor cerebrale blocca anche le terapie farmacologiche. Per questo la chemioterapia non è indicata nella cura del tumore al cervello. Proprio per questi due motivi, non vi ho mai parlato di metastasi, né di chemioterapia: non avendola mai fatta, non avrei potuto approfondire l’argomento a partire dalla mia esperienza personale.

C’è un’importante eccezione alle cure chemioterapiche per curare il tumore al cervello la sopravvivenza dopo due anni dalla diagnosi negli ultimi tre anni è passata dal 10% con il solo trattamento radioterapico al 40% e qui entra in gioco la mia esperienza personale: gli studi datati 2008 della dottoressa Alba Brandes, responsabile di neurooncologia presso la divisione oncologia medica dell’azienda-ospedale di Padova e vice presidente dell’Eortc -European Organisation for Research and Tratment of Cancer, da lei sono andata in visita a Bologna, dove ora lavora, che ha messo a punto nuovi e più selettivi chemioterapici per il trattamento del più aggressivo tra le neoplasie del sistema nervoso centrale, il glioblastoma, e, in particolare, i progressi dell’ingegneria genetica, consentono di predisporre terapie personalizzate. Alba Brandes consiglia un test genetico e un approccio terapeutico personalizzato come strategie per combattere efficacemente il cancro al cervello, neoplasia in preoccupante aumento, in particolare nella fascia tra i 20 e i 40 anni (la mia, quando mi sono ammalata). Con i test genetici è possibile identificare il miglior percorso di cura di ogni malato.
La personalizzazione terapeutica si fonda invece sull’impiego, secondo modi e tempi variabili per ogni paziente, della temozolomide, il farmaco standard di cura. La temozolomide ha mostrato una risposta nel 30% dei malati insensibili alla chemioterapia di prima linea, mentre in un altro 30% consente di stabilizzare la malattia, aumentando di conseguenza la sopravvivenza. Utilizzando uno specifico test genetico è possibile curare in ambulatorio o addirittura a casa molti pazienti, con comprensibile enorme vantaggio per la loro qualità di vita.

Il prolungamento della terapia di mantenimento con la temozolomide, infatti, può impattare positivamente sulla sopravvivenza. Il National Cancer Institute del Canada ha già cambiato le linee guida. Altro dato importante è che questi risultati clinici indicano per la prima volta che la ‘target therapy’ funziona anche per i tumori del cervello, come avviene per altri tipi di cancro, come quello della mammella, del colon, del polmone. Questi dati sono destinati a influenzare le future strategie terapeutiche.

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