Quando la protesta viene direttamente dal popolo

By Eugène Delacroix - File:Eugène Delacroix - La liberté guidant le peuple.jpg., Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5833044

Cerco sempre di evitare di scrivere di politica su Alimentarmente perché sono fortemente ideologica ed estremista nelle mie convinzioni politiche e le ingiustizie in questo ambito mi indignano in modo altrettanto estremo.

Non torno a parlare di Gaza perché ormai non ci dormo la notte. Ma nei giorni scorsi un’altra “sommossa” popolare mi ha reso più speranzosa che il popolo conti davvero qualcosa, come già lo hanno dimostrato la Global Sumud Flottilla e lo sciopero generale del 22 settembre che, checché abbiano rilevato TeleMeloni e l’Istituto Luce non sono stati soltanto sulle violenze contro le vetrine di Milano, ma soprattutto le manifestazioni di complicità e sostegno da parte di chi a causa dello sciopero hanno avuto problemi a svolgere i loro compiti prestabiliti. Insomma, tutta la gente ha mostrato vicinanza ai gazawi. E questo non si fa. Per questo hanno dovuto tutti scrivere contro Milano, ma il popolo ha mostrato la verità con i suoi mezzi:sui social – ormai ci si deve informare anche con questi – dove spuntano innumerevoli video anche della Milano più bella che ha davvero inondato le strade meneghinee di tutte quelle antecedenti di una città solidale fin dal primo momento con i fratelli palestinesi.

E alla fine sono tornata a parlare di Gaza perché a me quella spinta popolare a favore dei palestinesi sembra un evento di portata tale da rimanere nella Storia dell’Umanità in tutte le accezioni del termine.

Tuttavia, il mio sdegno oggi voleva concentrarsi sulla meritocrazia: è notizia dei giorni scorsi che la nomina di Beatrice Venezi a direttrice musicale della Fenice di Venezia ha spaccato il teatro: disdette e l’orchestra ha inviato una lettera formale al Sovrintendente (scarica) chiedendo la revoca immediata la nomina di Beatrice Venezi a Direttrice Musicale della Fenice spacca il teatro. Fioccano disdette e l’orchestra ha inviato una lettera formale al Sovrintendente (scarica) chiedendo la revoca immediata.

La notizia è giunta agli orchestrali soltanto dalla stampa, malgrado il Sovrintendente avesse garantito che ogni scelta sarebbe stata sottoposta a un giudizio “sul merito e non politico”, ma la consultazione non c’è mai stata. Se la nomina puzza di favoritismo politico, il dissenso dell’orchestra è professionale, non politico: Venezi non ha mai diretto un’opera né un concerto sinfonico in cartellone alla Fenice. 

Non ho mai visto una direzione della Venezi, se non in qualche breve video, intervistata da Corrado Augias in Quante storie, o La gioia della musica, per cui non mi permetto di esprimere un giudizio di valore sulla sua professione. Il problema è che grazie a Giorgia Meloni – che urlava dall’amichetto Porro contro l’amichettismo, termine coniato dall’amico Fulvio Labate – amichettismo di sinistra, ovviamente, ma attenta sinistra cattivona: “È finito l’amichettismo”, “Voglio un’Italia dove tu lavori in base a quanto vali: è arrivato il tempo del merito”. Infatti, lei al governo ha messo esclusivamente ministri di famiglia, mica gli amichetti – per loro posti più bassi, Giuli escluso. Ma la generosità di Meloni si è estesa anche alle famiglie e agli amichetti dei ministri. L’elenco dei nomi è lunghissimo e presto fatto: Arianna Meloni, il suo ex-marito Francesco Lollobrigida, noto evangelista e così potente da fermare i treni, Geronimo La Russa è nel cda del Teatro Piccolo di Milano, istituzione milanese forgiata nell’antifascismo.

Magari Venezi è pure una eccellente direttrice d’orchestra, ma il troppo stroppa e chi ci va di mezzo deve starci. Soprattutto se a chiederlo è il popolo comune direttamente, senza intermediazione di chi ha eletto. Ecco perché tutti i potenti Spagna esclusa – si affannano a fermare la Flottilla.

Infatti, la cosa migliore è che poi la sera, alla prima del concerto di Mahler, gli orchestrali hanno distribuito volantini per protestare contro la nomina di Beatrice Venezi: “La musica non ha colore, non ha genere, non ha età. La musica è arte, non intrattenimento”.

E a quel punto, il pubblico della Fenice, solitamente affatto integerrimo di un teatro sinfonico, non si è limitato ad applaudire, ha raccolto i volantini e li ha rilanciati in sala, trasformando la protesta dei lavoratori in un gesto collettivo, condiviso, di tutto il teatro.

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