Paolo Veronesi e la sua dieta anticancro

Sulla questione alimentazione-tumore rilascia un’intervista il figlio di Umberto Veronesi Paolo, che dal padre ha raccolto l’eredità di combattere il cancro e prevenirlo, nonché la presidenza della Fondazione intitolata all’oncologo recentemente scomparso.

Paolo Veronesi dichiara al Tirreno, intervistato da Matteo Tuccini:

D: “Professor Veronesi, i versiliesi si chiedono da anni come mai tanti morti e tanti casi”.

R: «Il fatto che emergano molti nuovi casi è dovuto anche alla capacità della diagnostica: qui la fate bene, grazie anche alla vostra senologia diretta dal bravo collega Duilio Francesconi».

D: “Lei parla dell’alimentazione come possibile causa di un numero più elevato di tumori. Che cosa consiglia per prevenire la malattia?”

R: «Il 30% delle malattie tumorali potrebbero essere evitate con uno stile di vita corretto. Pensiamo al fumo di sigaretta, che causa 80.000 malati all’anno nel nostro Paese; pensiamo all’alimentazione sbagliata; pensiamo alla sedentarietà tipica della nostra società, dove non si fa attività fisica e non si usano più le gambe per correre. Se tornassimo a stili di vita più consoni ridurremmo il rischio di ammalarci, com’era più ridotto in passato».

D: “Quale dovrebbe essere un’alimentazione corretta e utile secondo lei?

«La dieta mediterranea che per fortuna esiste nel nostro Paese è già una dieta molto protettiva. Se dobbiamo immaginare un piatto corretto, possiamo dividerlo in quattro parti: nella metà sinistra mettiamo frutta e verdura, anche se la verdura deve essere di più per una questione di zuccheri; nell’altra metà ci mettiamo proteine come pesce e legumi e carboidrati di tipo integrale, ricchi di fibre. Come appunto la pasta integrale. La carne rossa? Il Fondo mondiale per la ricerca sul cancro consiglia di non superare i 500 grammi a settimana, mentre l’Istituto nazionale dei tumori di Milano consiglia di non superare i 300 grammi a settimana».

D: “Per quanto riguarda l’assistenza ai malati, cosa si può e si deve fare meglio?”

R: «Si può investire di più in prevenzione. Se lo facciamo e anticipiamo ulteriormente la diagnosi, la percentuale di sopravvivenza nel tumore della mammella, che è dell’85%, arriva quasi al 98%. I tumori diagnosticati in fase iniziale hanno una guarigione elevatissima: sfioriamo il 100%. Bisogna incentivare la diagnosi precoce. Inoltre, mappando le popolazioni da un punto di vista genetico, potremmo capire già prima chi è predisposto ad ammalarsi».

D: “È un’utopia pensare a un futuro vaccino universale contro il cancro?”

R: «Un vaccino o alcuni vaccini in realtà li abbiamo già trovati. Ad esempio il vaccino contro il tumore della cervice dell’utero causato dal Papilloma virus. Oppure contro il cancro del fegato causato dall’epatite. Laddove esista una causa infettiva o virale, possiamo evitare la malattia. Purtroppo per la maggior parte dei tumori non c’è una causa virale. Per molte di queste patologie si interviene con farmaci intelligenti, che colpiscono le cellule malate e non quelle sane. Così oggi si possono curare tumori al polmone, reni e melanomi in fase metastatica e controllarli per anni. Una cura per tutti i tumori non esiste: ogni tipo di cancro deve essere affrontato secondo le sue caratteristiche».

 

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