Cervello in fuga… a Basilea
Partenza alle ore 11.30 da stazione Centrale. Arrivi stranamente puntuale, e solo perché Antonio ti ha dato uno strappo, altrimenti saresti ancora a Milano, altro che Basilea. Si tratta di un viaggio di lavoro per conoscere meglio la città svizzera. Sacrifichiamoci, conosciamola, abbandoniamo il Fuorisalone senza rimpianti, in particolare per fare la conoscenza di Odillon Redon e James Ensor. Ma appena scendi dal treno, è Basilea che vuoi conoscere intimamente. Non c’è uno scorcio che non vale la pena fotografare, non una vetrina, non una facciata, o serie di facciate. Il Duomo, il Municipio, 40 musei, la fontana di Tinguely, che sembra un orologio di San Marco o di Messina, in acqua. E le altre fontane (180 in tutto), dove i bambini si rinfrescano i piedi, per far fronte a una giornata inaspettatamente caldissima. Gli occhi e la bocca si allargano, gli svizzeri fanno altrettanto davanti a delle italiane incuriosite da questo mondo che sembra uscito da una fiaba nordica e che, anche nel luogo apparentemente più intimo, si apre ai visitatori. Altro che gelo nordico, il calore della gente del luogo scalda l’animo, il sole il corpo. Lungo il Reno sembra di essere sulla Grand Jatte, “Si può fare il bagno, vendono anche dei marsupi di plastica per buttarsi dentro, conservando al sicuro gli oggetti di valore”. Non c’è pericolo, le acque sono pulite, chi le ha sporcate ha pagato caro! Niente doppie cariche in politica, soltanto il 3% di disoccupazione. Però – direte voi – in Nord Europa si mangia male. Zuppa di carote, salmone in salsa di zafferano su tondo di spinaci… Il Bel Paese è davvero ancora così bello e insostituibile?
2 Risposte
[…] Passiamo al medesimo soggetto dipinto da Hans Holbein il Giovane, che ho recentemente visto dal vivo al Kunstmuseum di Basilea […]
[…] a cura di Nicola Pizzi, sceneggiatore italiano molto apprezzato negli USA, narra la storia di Emma, cervello in fuga proprio dall’America, a Voghera dove fa la ricercatrice conducendo uno studio sul fiume e la […]