I preraffaelliti per la prima volta in mostra a Milano dentro Palazzo Reale
Per la prima volta a Milano, Palazzo Reale mette in mostra, a cura di Carol Jacobi, dal 19 giugno al 6 ottobre “Preraffaelliti. Amore e desiderio”, grazie alla collaborazione con la Tate Gallery. I Preraffaelliti nacquero come confratenita di sette giovani, nati in piena età industriale, cresciuti con sentimenti rivoluzionari, che si contrapponevano alla cultura ufficiale, a Londra rappresentata dalla Royal Academy, fondata da Sir Joshua Reynolds.
I preraffaelliti guardavano all’arte italiana specie quella medievale. I loro riferimenti letterari sono Chaucer, Shakespeare, Dante Alighieri e Boccaccio, le cui opere sono spunto per i loro disegni e dipinti. E uno dei principali esponenti della confraternita Dante Gabriel Rossetti, figlio di un carbonaro poeta italiano esiliato in Inghilterra. Anche Dante Gabriel Rossetti ha la sua Beatrice: è Elizabeth Siddal, pure lei pittrice, poetessa e modella degli amici. È ritratta in Beata Beatrix, il cui titolo allitterato ci dà dimostrazione della frequentazione da parte di Rossetti anche della poesia. Elizabeth, morta due anni dopo le nozze con Dante, è coronata da un’aureola di luce, come donna stilnovista che fa brillare di luce l’amato. E, infatti, il dipinto è ispirato alla Vita nuova, il cui autore spettrale, insieme con Amore, compare dietro il ritratto di profilo della moglie del pittore, con il corpo della quale seppellì alcuni suoi testi raccolti con il titolo On the Vita Nuova of Dante. Ma l’omaggio più eclatante di Rossetti al suo omonimo è rappresentato da Paolo e Francesca da Rimini, che immortala il bacio galeotto dei due amanti davanti al libro con il racconto del ciclo bretone, e le conseguenze dell’amore che scatena un vortice tormento per i più lussuriosi amanti di cui il divin poeta ci ha tramandato in terzine la cronaca rosa. La più celebre defunta preraffaellita rimane, tuttavia, l’Ofelia di John Everett Millais, sospesa nel suo sepolcro d’acqua e fiori. Una vera e propria icona del gruppo. Sono bellissime le donne preraffaellite, se non fosse per la denominazione che il gruppo si è dato, paiono madonne raffaellesche: bellissime e dolcissime, pure troppo! John William Waterhouse, autore tra i più amati e apprezzati dei preraffaelliti, dipinge la sua pazza Ofelia con la Dama di Shalott, anch’essa galleggia a pel di acqua e fiori, quasi fiorisse tra le altre ninfee. Tramanda la leggenda di Lady Shalott, poemetto romantico scritto dal poeta inglese Alfred Tennyson. Lady Shalott per una maledizione è destinata a morire non appena avrà guardato verso Camelot. È condannata a guardare all’esterno, attraverso uno specchio, e a tessere ciò che vede in una tela magica, con una meravigliosa rivisitazione del mito delle caverne, che riflette sulla impossibilità della riproduzione. La pazza di Waterhouse però non ci sta e sceglie di sfidare la maledizione che non le permette di vivere, quando nello specchio vede Lancillotto, capendo di essere tremendamente stanca della sua esistenza, destinata com’è a guardare il mondo solamente attraverso ombre e riflessi: esce nel mondo e sale su una barca, rivestita nel quadro dalla sua tela narrante, alla ricerca del cavaliere, che significa andare incontro alla fine della propria vita. E quanto è bella Aurelia, che ritrae Fanny Cornforth, che pure di Rossetti fu amante e governante? Si intreccia i capelli rossi e veste i panni di Angiola da Verona, l’amante cui Fazio degli Uberti aveva dedicato una poesia, tradotta poco tempo prima da Rossetti. La posa si ispira alla Donna allo Specchio di Tiziano, anche in questo caso tradendo la denominazione della confraternita che afferma di ispirarsi alle fonti prima di Raffaello. Il quale, invece è richiamato palesemente con l’ampia manica di Monna Vanna è ispirata alla Velata di Palazzo Pitti. Monna Pomona, la dea romana dei frutti, opera di Rossetti, gioca con le perle della sua collana e mostra il petto prosperoso. È una bellezza rinascimentale, colta nel momento in cui si sta per spogliare, o vestire?Rossetti rappresenta l’apice del rapporto preraffaellita con l’arte e la cultura italiana. Ma, in mostra, il rapporto con il nostro Paese torna evidente in numerose opere, soprattutto in quella di John Brett, il paesaggista dei preraffaelliti che fa il suo tributo all’Italia con la Veduta di Firenze da Bellosguardo. Come nel dipinto di Waterhouse, c’è un anticipo della tecnica impressionista nella resa dei paesaggi preraffaelliti. L’intera sala a questi dedicata coglie l’apice con il mare squarciato da raggi di sole che mostrano la fedeltà alla natura tipica del movimento. I preraffaelliti furono, infatti, i primi artisti a dipingere en plein air, uscendo dai loro atelieres per dipingere all’aperto indagando una gran quantità di motivi nuovi e nuovi effetti di luce.
Selvaggia è la zingarella con i capelli unti di Cattivo soggetto di Ford Madox Brown, ritratta sul banco di scuola, mentre mangia un pomo verde che si giustappone all’orecchino-ciliegia, e spunta tra i capelli unti nero corvino, lumeggiati di bianco. Sono tutte sedute le donne preraffaellite, a eccezione di poche. C’è quella di Amore d’aprile, che, con la posa in piedi, può mettere meglio in mostra la luminosa veste blu che indossa. È uguale l’abito della donna del Giuramento infranto di Philip Hermogenes Calderon, tentata con un bocciolo di rosa, simbolo di nuovo amore, da un uomo dietro lo steccato. Mentre preferisce il rosa, Un animale domestico di Walter Howell Deverell, che in punta di piedi, su cui dorme uno spinone, passa con la bocca cibo a un uccellino in gabbia. Lucrezia Borgia fa alzare la Monna Vanna.
E poi ci sono tante Vergini. Ford Madox Brown è in mostra con Nostra Signora dei bravi bambini, che allude all’uso vittoriano di fare il bagno ai bambini, prima di metterli a letto, nella serata di sabato. La composizione piramidale riporta alla mente quella della pala di San Cassiano di Antonello da Messina, alla quale rimanda anche rivestendo di tessuto la colonna portante dietro la madre, anche il bambino sembra figlio della stessa madre. Mentre la bambina che recita le preghiere è la figlia dell’artista, la cui madre morì quando Brown stava per incominciare il dipinto. Millais, invece ritrae le sue madonne nelle due monache una in attesa, l’altra a lavoro ne La valle del riposo, due delle tre Marie a custodia di un sepolcro ancora aperto, mentre cala la notte, che è la morte. Ma è la Madonna con bambino di Arthur Hughes la miglior Madonna in mostra, benché non sia finita, ad eccezione di un’aureola così dettagliata da non farsi togliere gli occhi di dosso, troppo intenti a spiare per comprendere chi sia e cosa stia facendo quell’uomo che si affaccia nel cerchio di luce. Prendete vostro figlio, Signore colloca lo spettatore nella posizione del Signore del titolo, che si vede riflesso nello specchio-aureola con interno moderno alla Coniugi Arnolfini, dietro la Vergine non finita. Quando il mancato componimento di un’opera dà valore aggiunto.
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