Alabama Monroe – Una storia… tristissima
Avevo promesso che la settimana sarebbe stata dedicata al riso, ma qui bisogna fare un passo indietro e la colpa è di Lui, che ha spacciato il film più triste mai visto come godibile… In breve, vorrei farvi ridere recensendo e consigliandovi la visione di un film divertente, che non abbia tra i protagonisti insopportabili cosidetti “comici” dell’Italia di oggi… Qualcosa da riso amaro, come – per stare tra i più recenti visti – Zoran, il mio nipote scemo o Smetto quando voglio, ma Lui, Lui – e ripunto contro il dito – in piena settimana di follow-up mi ha portato a vedere Alabama Monroe. Preparatevi a piangere… Il vicino di poltrona di Lui, lo ha fatto per tutta la durata del film!
Lei: “Ma qualcuno dorme, russa??? C’è qualcuno che respira male!”
Lui: “Zitta, è il tipo accanto a me: sta piangendo”
Lei
Insomma, bisogna avere rispetto per il dolore… È quello che richiede la Lei del film, una fighissima Veerle Baetens, donna fiamminga alla Van Eyck nei panni di una mamma tatuata alla Otto Dix, e tatuatrice, che ha segnata addosso pure una sfiga incredibile: prima la perdita di una bimba colpita dalla leucemia, poi la depressione e l’incapacità di uscire dal dolore. Lui del film è invece, un padre suonatore di banjo, decisamente brutto per le fattezze che gli presta Johan Heldenbergh (perché a noi donne credono di allietare gli occhi sempre con pseudo belloccioni, che sembrano scimmioni, o “Lini” Banfi che – mai si spiegherà come e perché – si fanno la Fenech) che sulla sua pelle non vuole portare traccia del passato, pur combattendo il presente e le sue follie. Come rimuovere passato e dolore? Tatuando sopra una rinascita o cancellandoli per sempre. Oppure facendo entrambe le cose.
Piangiamo tutti, piangiamo…
Lui
Lui, povero lui, ignorava tutto del film. In particolar modo la trama, perché non è da questi particolari che si giudica una pellicola. Qualcuno aveva calato la bomba e tanto gli bastò. Un pensatore sarebbe stato più adatto, perché la cronaca ondivaga di questo strano innamoramento tra un suonatore di banjo e una tatuatrice lascia che i pur significativi momenti poetici siano soffocati da quelli più patetici, in un’eccessiva frammentazione dello spazio e del tempo in cui a pagare è l’equilibrio narrativo. Il suonatore cerca la salvezza nell’amore per la musica, la tatuatrice si abbandona al dolore infinito. Ognuno ha il diritto di affrontare la tragedia a suo modo, superarla è impossibile. La musica bluegrass, il country più autentico, con i suoi testi tristi e desolati in costante lotta con il ritmo adrenalinico e vitale, dettano il tempo e provano a dare un senso, o quantomeno a strappare un sorriso tra le lacrime.
@Lui.. non sono film x noi