“Zone umide” scivolerà in Italia dopo lo scandalo di Locarno?
Forse in Italia non lo daranno mai, perché al Festival di Locarno Feuchtgebiete (Zone umide tradotto), diretto da David Wnendt ispirato dal libro best seller omonimo di Charlotte Roche, ha dato scandalo. E il Belpaese accetta ed esalta ogni giorno la sporcizia televisiva, ma quella cinematografica o teatrale è bandita. E in Zone umide protagonista non è solo una lerciona, ma anche una porcona. E il sesso proprio no no no: è peccato mortale! Noi lo abbiamo visto in lingua originale e sottotitoli in inglese su cui spesso abbiamo dovuto allontanare lo sguardo, perché veramente il troppo è troppo. Comunque riassumo la trama velocemente riportando l’aulica e precisa sintesi di Lui, che gli è valsa l’esonero di recensire il film, ma soltanto per questa settimana:
insomma, è un dramma familiare raccontato con il culo.
Il culo di Helen, interpretata con disinvoltura da Carla Juri, adolescente con una pruriginosa e dolente emorroide che pensa bene di curare prima con un impiastro di microbi, piscio e deiezioni di un cesso pubblico, poi tagliando involontariamente e per distrazione il problema alla radice. Ma da emorroide a emorragia il passo è breve ed Helen è costretta al ricovero, all’igiene e alla sanità. Avevamo promesso che la settimana sarebbe stata dedicata allo zucchero, e quindi cosa centrano le emorroidi? Per prevenirne la formazione, occorre stare attenti all’alimentazione, riducendo il consumo di zucchero e favorendo quello di cibi integrali e verdure, in quanto ricchi di fibra.
Il film merita non perché nato per scandalizzare, ma in quanto il filone grottesco e la sgradevolezza ben si abbinano ai nostri giorni perché come c’è scritto sul palazzo della Secessione: “A ogni epoca la sua arte, all’arte la sua libertà”.