Fare sport con l’influenza

Con il cambio di stagione e questo tempo ballerino, i mali di stagione sono tipici dei mesi autunnali e invernali soprattutto a livello respiratorio. Da inizio settembre, una bronchite acuta mi ha impedito di iscrivermi di nuovo in palestra, perché se da un lato è vero che l’attività fisica tempra il sistema immunitario, dall’altro, se si vogliono evitare complicanze e non si vuole tardare la guarigione, è meglio sospendere temporaneamente l’allenamento o comunque ridurne l’intensità. Deve essere del tutto sospesa l’attività fisica  in presenza di sintomi respiratori severi, come faringite acuta, febbre, ghiandole ingrossate, raffreddore che, dopo oltre una settimana ancora non passa, polmonite e bronchite. Ok provo a iscrivermi di nuovo settimana prossima. Anche se la tosse è insistente o produttiva (con escrezione di catarro) è necessario interrompere l’attività fisica e interpellare il medico per ottenere una terapia appropriata, mentre una tosse lieve e secca non impedisce di svolgere attività fisica moderata in un ambiente protetto (piscina, palestra, campi coperti). Alcuni atleti seguono la cosiddetta “regola del collo” per cui i sintomi che interessano il corpo al di sotto appunto del collo (bronchiti, tosse, dolori, diarrea) necessitano di un po’ di tempo di riposo, mentre sintomi al di sopra (naso che cola, catarro e altri sintomi da raffreddore, come lo starnutire) non costituiscono un rischio per l’allenamento. Nonostante tutto, i medici raccomandano in ogni caso di fare attenzione. Se continui a correre con qualcosa di più di un semplice raffreddore rischi infatti di aggravare la situazione e di compromettere le vie respiratorie inferiori e i polmoni. Da vari studi universitari d’oltreoceano, si evince poi che un moderato allenamento (100-150 minuti una volta la settimana) durante l’influenza aiuta in molti casi ad attenuare i sintomi e favorisce la guarigione. A prova di questa teoria c’è lo studio di Thomas Weidner, un allenatore universitario americano, che, nel 1998, sottopose ad attività fisica atleti influenzati e sani. I risultati, validi ancora oggi, evidenziarono come la risposta fisiologica e le performance non fossero diverse tra i due gruppi ed anzi, chi aveva svolto attività fisica in stato influenzale, stava meglio dopo ogni sessione di allenamento. Allo stesso modo, nel 2005 la University of Illinois ha evidenziato come anche solo chi effettuava una corsetta di 15 minuti su tapis roulant otteneva benefici contro la malattia. Ma io credo che, come linea generale da seguire è utile che l’atleta capisca  se è in grado di affrontare l’attività fisica oppure no. IN ogni caso è possibile tornare a svolgere attività fisica soltanto quando le cure ci hanno rimesso completamente in forma.

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