Crepacuore: non c’entra il cuore, tutta colpa del cervello

Morire di crepacuore. Dopo la perdita dell’amato Federico Fellini così muore Giulietta Masina e più recentemente il fratello del cantante Mango deceduto dopo pochi giorni, fino a Debbie Reynolds, la leggenda hollywoodiana scomparsa a poche ore di distanza dalla figlia, l’attrice Carrie Fisher. Accade spesso: si tratta della sindrome di takotsubo, altrimenti nota come cardiomiopatia da stress, ma pare che il cuore non c’entri nulla. Infatti, la malattia, finora, è stata correlata a stress psichici intensi: forti emozioni, paura, panico, spaventi, lutti. Stati d’animo che determinerebbero un’alterazione a livello cerebrale che manderebbe in tilt il cuore. Neuroscienziati e cardiologi svizzeri hanno collaborato per capirci di più e le conclusioni di una ricerca sono stati pubblicati sull’European Heart Journal. I ricercatori hanno sottoposto a risonanza magnetica cerebrale 15 pazienti sopravvissuti colpiti dalla sindrome di Takotsubo e poi confrontato l’esito dell’accertamento con lo stesso controllo eseguito su 39 persone sane. Ed è emersa per la prima volta l’ipotesi di una correlazione tra le alterazioni dell’attività funzionale di specifiche regioni del cervello e l’attacco di crepacuore. Un’ipotesi che, se confermata, porterà a dover riconsiderare la genesi della malattia: da ricercare a livello cerebrale, non cardiaco. In sintesi, è tutta colpa dello stress, ma per meglio capire spiega Christian Templin, cardiologo dell’ospedale di Zurigo e coordinatore della ricerca: “È l’eccessiva stimolazione del sistema nervoso autonomo, deputato al controllo della muscolatura liscia involontaria, che può portare alla sindrome di Takotsubo”. E poi continua con parole più semplici: “Uno stress eccessivo, dettato da una bella notizia o da una tragedia, può determinare un’alterazione delle aree cerebrali deputate al controllo della risposta emotiva”. Le tre aree del cervello sotto esame sono l’amigdala, l’ippocampo e il giro del cingolo, che controllano le emozioni, la motivazione, l’apprendimento e la memoria. Queste aree non sono anatomicamente collegate tra di loro, ma sono funzionalmente collegate, condividendo le informazioni che giungono dalla periferia per poi elaborare una risposta. L’ipotesi da confermare dei ricercatori svizzeri è che nelle persone colpite dalla sindrome di Takotsubo, la comunicazione tra queste aree sia ridotta. E siccome è qui che avviene l’elaborazione di uno stress, una comunicazione frammentata può essere la causa di una risposta eccessiva. E non è ancora chiaro se l’alterazione cerebrale sia una causa o una conseguenza dell’attacco di crepacuore, ma lo studio rimane importante perché rende indispensabile una ricerca più approfondita delle interazioni tra cuore e cervello.

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