Chtistus: Giulio Antamoro fa il primo kolossal sulla vita di Cristo

Intendo dedicare la settimana pasquale al mio vero amore: il cioccolato, ma Milano si prepara a festeggiare i 500 anni dall’arrivo in città di Leonardo da Vinci (prossimo alla morte e, per questo l’arrivo milanese è celebrato in tutta Italia) con innumerevoli iniziative, alcune già in corso. Così ho visto Christus, il capolavoro di Giulio Antamoro del 1916, e l’ho visto proprio quasi come avrei potuto vederlo alla sua prima uscita: infatti, la vecchia pellicola è stata restaurata, per volontà di Goffredo Lombardo, dalla Cineteca di Milano ed essendo il film muto, la proiezione è stata riprodotta con accompagnamento musicale dal vivo, unica differenza, ma con valore aggiunto: non l’ho visto in una sala di cinema che ne aveva acquistato una copia, ma dalla navata centrale della basilica di Santa Maria delle Grazie, quella nel cui refettorio è affrescata con l’Ultima cena del maestro toscano. Magnificamente progettata da altri uomini illustri che hanno fatto di Milano una delle più belle città del Nord Italia: Solari e Bramante. State rosicando? Ancora no ? Alzate gli occhi alla cupola e ai pennacchi, o fate una visita al refettorio e ai chiostri. I proprietari sono i frati domenicani che con le loro ampie vesti nere e bianche si aggirano lungo la navata e picchiettano sul collo i signori che non hanno tolto il cappello davanti al loro Signore, io copro la testa con una fasciona rosso scarlatto, se mi ammonirà per toglierla non lo farò perché c’è molto freddo dentro la chiesa e sono pronta alla mia polemica anticlericale che al posto di avvicinare l’uomo alla chiesa lo allontana con assurdi divieti, perché all’ingresso si chiarisce che anche con maniche e braghe corte non si può entrare. Insomma, la Chiesa non riesce a riconoscere le esigenze della stagione. Per fortuna il frate non mi si avvicina e posso vedere il film serenamente. Christus ottenne subito un grande successo internazionale. Nel 1917, in piena guerra, il Vaticano, attraverso la Svizzera, riuscì a far giungere il film persino in Germania. Lo definiscono il “Primo kolossal italiano sulla vita di Gesù” e mi incuriosisce molto scoprire come con i mezzi dei primordi del cinema, un regista che aveva iniziato con la direzione di alcune comiche di Tontolini, potesse aver raccontato maestosamente, e pure degnamente, la storia addirittura di Cristo. Insomma, ci sono di mezzo forma e contenuto, dicotomia per me essenziale in ambito artistico, di cui quasi ne faccio una malattia. E il regista di Tontolini, mi stupisce per la sua capacità di sintesi sulla vita di Cristo che ripercorre dalla Natività alla resurrezione. E in nessuna di queste fasi di vita manca la tendenza effettiva al kolossal, ghermito da scene di massa sempre perfettamente ricostruite anche dal punto di vista filologico. Per esempio, visto che siamo nel periodo, la domenica delle palme è una scena che nulla ha da invidiare alle raffigurazioni medievali o tardo gotiche, soltanto il bianco e nero spegne la profusione di colori e foglie d’oro. Gli arabi indossano tutti lunghe vesti bianche, il capo è coperto con la kefiah bianca. Il film è girato in parte nei luoghi della Passione. I cammelli da soma trasportano merci e persone. Non c’è alcun divismo negli attori (tra gli altri Alberto Pasquali- Gesù, Amleto Novelli-Ponzio Pilato e Leda Gys-Maria), eppure bellissimi, come la Madonna, e molto bravi. L‘attenzione alla ricostruzione filologica delle scene si accompagna a uno spiccato realismo. Commuove nella Natività, la Vergine, il cui piccolo corpo grava sotto il peso di quello claudicante del vecchio marito falegname. I due raggiungono la stalla che realisticamente altro non è che una capanna. Al realismo corrisponde anche una fascinazione di Antamoro per scene fantasmatiche sin dall’inizio, quando il Genio dell’Impero mostra a Cesare la forza di Roma. È un uomo statua sorretto da una lancia indicante immagini di eserciti in marcia, che sono le visioni di Cesare. Quando Gesù nasce, muovendo pastori con folti greggi e i re magi, la capanna si illumina di immenso. Poi ci sono veri e propri fantasmi che infestano e attraversano le pareti. In particolare, uno caravaggesco perseguita Giuda terrorizzato. Sin dall’inizio del film, innumerevoli sono i richiami all’iconografia cristologica nel mondo dell’arte. La Natività (che richiama quella del Correggio) è annunciata da Beato Angelico, riprodotto con un tableau vivant, che mette in vivo una delle più belle Annunciazioni di sempre. Beato Angelico affrescò le celle del convento di San Marco, anch’esso domenicano, oggi trasformato in museo. Anche in questo caso la pellicola in bianco e nero non può rendere l’uso che il pittore fece della preziosa azzurrite o della foglia d’oro, ma acuisce la vena intimista della scena. La strage degli innocenti rimette in scena l’omonimo soggetto che diede fama a Guido Reni. Antomoro, in particolare, dovette subire il fascino della madre trattenuta letteralmente per i capelli tirati senza pietà, resa dal regista con lo strappo del velo. Immagine di tale tragica sofferenza e intensità che anche Pablo Picasso la citò nel suo Guernica. C’è poi La trasfigurazione di Raffaello Sanzio che gira i diversi momenti della tela del maestro umbro, grazie alle possibilità della nuova arte cinematografica in scene diverse poi montate in sequenza, mentre il fantasmatico Cristo di luce ascende al cielo. E ancora c’è il tableau vivant, ma stavolta in movimento, de L’ultima cena di Leonardo (per questo la proiezione in Santa Maria delle Grazie e la celebrazione del cinquecentenario anniversario della morte di Leonardo).

Quando Cristo è nel Getsemani anche la musica eseguita in Santa Maria delle Grazie ha un ascendente eccelso: Laura Faoro alla cura delle musiche e al flauto traverso, Emanuele Manolo Cedrone alle percussioni e Francesca Badalini al pianoforte suonano il terzo movimento della quinta sinfonia di Gustav Mahler, che a sua volta allude, distorcendola e incupendola con il semitono a Fra Martino campanaro, trasformata in marcia funebre.

Infine la Deposizione dalla croce accumula insieme tanti riferimenti iconografici sul tema differenti.

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5 Risposte

  1. Sonia ha detto:

    Fedelissima ricostruzione di tutti i passaggi del film che in qualche maniera forniscono una versione dell’ arte. Inaspettatamente, un vero kolossal. Grazie S.

  2. Antonietta ha detto:

    Una ricostruzione perfetta, delicata nell’uso delle parole; non capisco molto di arte ma ho letto tutto di un fiato ed alla fine dentro di me rimane una grande tranquillità. Veramente un bel pezzo.

  1. 15 Aprile 2019

    […] religiose. Il valore spirituale della ricorrenza ho cercato di celebrarlo ieri, suggerendovi la visione del film di Antomoro, ma ora passo  e resto per tutta la settimana alla parte più ludica della festa. Anche perché, […]

  2. 2 Dicembre 2019

    […] sulle pareti e viaggiare da quattro strette mura verso interminati /spazi/di là da quelli. Pure le Annunciazioni, malgrado tutte si affaccino su giardini chiusi, simbolo dell’hortus conclusus che allude […]

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